Caro Direttore, il governo italiano ha preso atto che le Scuole Paritarie possono morire. Per sempre. E con esse seppellisce pure, con un massimo di 15 persone, la libertà educativa, che non è solo sancita dalla Costituzione italiana, ma che è – insieme alla libertà religiosa – il diritto fondamentale preesistente a qualsiasi ordinamento giuridico positivo: padre e madre hanno cioè il diritto di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni e il proprio credo all’interno di una cornice di regole dettate dalla comunità territoriale in cui vivono. Senza la libertà educativa siamo invece tutti morti. Davanti a questa morte non bastano allora le lettere, magari qualche telefonata, un messaggino via WhatsApp, un paio di e-mail o magari un bel comunicato stampa.
Se non c’è la libertà educativa, non esiste infatti motivo alcuno perché un cittadino continui a pagare le tasse.
C’è peraltro un’incompiuta in Italia. Si chiama «legge Berlinguer» (la riforma della scuola varata dall’allora ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, nel 2000), la quale deve assolutamente essere completata con il riconoscimento della parità giuridica ed economica alle scuole paritarie. Basta mance e mancette, insomma, qualche milione raccattato tra l’approvazione di un decreto e una qualche bollinatura.
Ora, se l’Italia non legifera sulla detraibilità totale delle rette da parte delle famiglie fino al tetto massimo rappresentato da quanto costa uno studente allo Stato (costo standard), tutti noi genitori, che sappiamo fare di conto, possiamo sottrarre il costo standard dalla nostra prossima dichiarazione dei redditi? La somma che così rimarrebbe sarà quella dovuta allo Stato.
Del resto il ministro dell’Istruzione dovrebbe ricevere subito suor Anna Monia Alfieri, lucida rappresentante di tutti noi, e produrre nonché concordare un emendamento che modifichi il cosiddetto «decreto Rilancio» introducendo – per sempre – la detraibilità delle rette.
Caro Direttore, è una piccola grande battaglia di civiltà, che non è affatto patrimonio esclusivo dei cattolici (secondo il malcostume di ritenere la scuola paritaria come la “scuola cattolica”, ovvero “dei preti”, oltre che “dei ricchi”), ma pure degli ebrei, dei musulmani, degli atei, della comunità LGTB+, di tutte le famiglie italiane che potrebbero – se la rette fossero detraibili – mandare i propri figli alle scuole che desiderano, comprese quelle paritarie senza nessuna punta di forcone dietro le terga che li condizioni.
Non ci interessa, insomma, detrarre le spese per l’abitazione se non siamo liberi di educare i nostri figli: meglio senza casa, cioè, ma liberi!
La mancia che è stata appena aggiunta al «decreto Rilancio» va utilizzata per costruire una lobby trasversale: la prima lobby etica e senza scopo di lucro, la lobby della libertà educativa. Andiamo a suonare a casa di tutti, e sono parecchi, quei parlamentari che approvano quello per cui combattiamo. Mettiamo a capo di questa lobby Luigi Berlinguer e suor Anna Monia. E combattiamo non contro il coronavirus, ma per la libertà educativa nostra e delle generazioni che verranno.
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