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Prima ancora che
arrivi nelle librerie, dove sarà distribuito a partire da domani, 11
febbraio, il volume San
Giovanni Paolo Magno, pubblicato per i tipi delle Edizioni San Paolo,
che raccoglie una serie di colloqui fra Papa Francesco e don Luigi Maria
Epicoco, preside dell’Istituto Superiore Scienze Religiose Fides et
Ratio ISSR de L’Aquila, sta suscitando
sorpresa, forse anche scandalo. Dalle anticipazioni, apparse sulla stampa sin
dal 15 gennaio, la questione più rilevante che si pone è relativa all’ideologia
che sta insidiando l’identità stessa delle persone. L’utopia che intende
cambiare la natura dell’uomo si concepisce come un atto di riparazione per un
presunto errore da parte del Creatore. I precedenti sono numerosi e antichi, e
attualmente trovano l’espressione più avanzata nel transumanesimo, che
mira dichiaratamente a «una rivoluzione morale e intellettuale di orientamento
prometeico», ha un progetto anche nella sfera della sessualità e
minaccia direttamente l’istituto
familiare.
Nulla di strano quindi se, interpellato circa le modalità più specifiche in cui
in questo preciso frangente storico il male si fa presente e agisce, il
Pontefice cita la «teoria del Gender». Affinché non lo fraintendano il Santo
Padre, nella propria risposta, mette in chiaro di non avere intenzione di
colpire una categoria di persone: «Voglio però subito precisare che dicendo
questo non mi sto riferendo a coloro che hanno un orientamento omosessuale. Il
Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita anzi ad accompagnare e a prenderci
cura pastorale di questi fratelli e di queste sorelle». Certi fatti nascono da
certe idee e queste ultime hanno origine nelle tendenze, perciò, continua il
Papa, «il mio riferimento è più ampio e riguarda una pericolosa radice
culturale. Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel
progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la
distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza,
alla creatività di Dio, all’uomo e la donna. Se io dico in maniera chiara
questa cosa, non è per discriminare qualcuno, ma semplicemente per mettere in
guardia tutti dalla tentazione di cadere in quello che è stato il progetto
folle degli abitanti di Babele: annullare le diversità per cercare in questo
annullamento un’unica lingua, un’unica forma, un unico popolo. Questa apparente
uniformità li ha portati all’autodistruzione perché è un progetto ideologico
che non tiene conto della realtà, della vera diversità delle persone,
dell’unicità di ognuno, della differenza di ognuno».
Nonostante l’ammonimento della storia biblica, la storia è stata maestra
inascoltata di vita e la storiografia testimonia innumerevoli tentativi
rivoluzionari di costruire «l’uomo nuovo», tutti finiti nello sterminio di
massa. È una prospettiva di fronte alla quale arrendersi equivarrebbe a morire.
Tanto vale tentare una sortita, quella della Chiesa in uscita, che opera come
un ospedale da campo, per utilizzare due espressioni care a Jorge Mario
Bergoglio anche prima di essere eletto al Soglio di Pietro, dal quale ora
lancia una proposta: «Non è l’annullamento della differenza che ci renderà più
vicini, ma è l’accoglienza dell’altro nella sua differenza, nella scoperta della
ricchezza nella differenza. È la fecondità presente nella differenza che fa di
noi degli esseri umani a immagine e somiglianza di Dio, ma soprattutto capaci
di accogliere l’altro per ciò che è e non per ciò in cui lo vogliamo
trasformare. Il cristianesimo ha sempre dato priorità al fatto più che alle
idee». Al contrario, «nel Gender si vede come un’idea vuole imporsi sulla
realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti
gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta diventando
un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da
alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi».
Seguire l’indicazione di tornare alla realtà e prendersene cura presuppone la
sconfitta della tentazione di credere in un futuro predeterminato e
ineluttabile. Sono gli uomini e le donne a imprimere una direzione alla storia,
se vogliono anche con l’aiuto di Dio.
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