Paesi Bassi, “pillola della morte” per gli over 70

Lo scontro infiamma società e politica: da un lato i liberali di D66, dall’altro l’Unione Democratica

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Last updated on Febbraio 15th, 2020 at 12:19 am

I Paesi Bassi si preparano a mettere in commercio la “pillola letale” per gli anziani ultrasettantenni che vogliano morire perché “stanchi di vivere” o “soddisfatti della vita”, spingendosi oltre l’eutanasia “medica”, già in vigore dal 2002. L’esecutivo sta infatti già elaborando le procedure per l’approvazione della cosiddetta «pillola di Drion». Il nome viene da Huib Drion (1917-2004), giudice della Corte suprema neerlandese e docente di Diritto civile divenuto famoso proprio per avere proposto l’idea che gli anziani ultrasettantenni debbano potersi uccidersi con una o più pillole mortali, fornite gratuitamente dal sistema sanitario nazionale. In breve, morte libera per tutti. Sani e malati, stanchi e gratificati, tristi e allegri, se la legalizzazione della pillola fatale andrà in porto, ciascuno potrà liberamente e legalmente ammazzarsi, senza dover chiedere permessi o essere accompagnato.

Ma la proposta sta spaccando seriamente l’esecutivo. Nella coalizione di governo guidata dal primo ministro Mark Rutte vi è anche Unione Cristiana (UC), un partito piccolo che fa però della coerenza cristiana la ragione del proprio impegno e che si sta dunque opponendo fermamente alla legalizzazione della pillola. Tuttavia altri partiti di opposizione si sono offerti di sostenere la misura che incoraggia il suicidio tra gli anziani e questo accresce le possibilità di una rapida approvazione e commercializzazione della pillola.

Il governo ha del resto appena pubblicato un primo studio riguardante la fascia di popolazione potenzialmente interessata all’uso del preparato letale e secondo le cliniche del Paese specializzate in eutanasia nel 2019 il numero delle domande di morte è cresciuto del 22% rispetto al 2018.  La liberalizzazione della pillola mortale, secondo i promotori, sarebbe insomma giustificata dai dati di un’indagine recentissima che mostrerebbe l’esistenza di una parte della popolazione di età superiore ai 55 anni che, nonostante goda di buona salute, «desidera morire in modo coerente e attivo». I risultati della ricerca dicono però esattamente il contrario, ovvero che solo lo 0,18% dei 55enni dei Paesi Bassi desidererebbe morire, se lo decidesse, “senza intralci”. A fronte di tutto questo, il ministro della Sanità, il democratico cristiano Hugo de Jonge, ritiene che il governo e la società intera debbano invece fare di tutto per «cercare di ridare il gusto per la vita» a questo piccolo gruppo di cittadini, non certo di facilitare loro la scelta della morte introducendo la «pillola di Drion».

Lo scontro in atto è già epocale. Mentre il partito liberale Democraten 66 (D66), fondamentale per la coalizione che regge l’esecutivo Rutte, ha già annunciato che impedirà al governo di fermare la legalizzazione della pillola, chiedendone anzi l’accelerazione dell’iter di commercializzazione, da un lato uno dei leader dello stesso D66, Pia Dijkstra, assicura che «gli anziani che hanno già vissuto abbastanza a lungo, dovrebbero essere in grado di morire quando decidono», dall’altro Carla Dik-Faber, deputata di UC, spiega che «il problema è che si tratta di persone sane, né gravemente malate né sofferenti», e che questo non è dunque «un problema individuale, ma dell’intera società». Se infatti, precisa la deputata centrista, «missione del governo è proteggere le persone, in particolare le più vulnerabili o le più anziane, lo stesso governo non può legalizzare il suicidio». In un contesto che disprezza la vecchiaia le persone anziane potrebbero sentirsi inutili. Responsabilità di governi e società deve essere allora il prendersi cura e il valorizzare la memoria e la preziosità degli anziani, non favorirne la scomparsa. Il problema dell’invecchiamento drammatico della popolazione europea, puntualizzato in una recente ricerca della Commissione EU, non può essere risolto con la liberalizzazione dell’eutanasia o delle pillole mortifere. E non saranno certo i “consulenti di fine vita” a guidare i Paesi Bassi e l’intero continente europeo verso un futuro migliore, bensì una nuova cultura amante della vita dal concepimento alla morte naturale.

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