Il «Grande Fratello» censura Orwell

L’Università di Northampton sconsiglia agli studenti il libro «1984»

George Owell, "1984" - Image from Flickr

Image from Flickr

Talvolta i libri del passato possono aiutarci a decifrare l’attualità. È il caso di 1984, nono romanzo del grande scrittore inglese George Orwell (Eric Arthur Blair, 1903-1950). Il «Grande Fratello» che scruta ogni movimento dei cittadini, «il Partito Unico» che affligge la dialettica democratica, la «neolingua» che censura i vocaboli sgraditi, lo «psicoreato» che colpisce le opinioni non allineate: sono diversi gli elementi frutto della fantasia di Orwell che in molti ritengono sinistramente attuali.

Orwell «offensivo e sconvolgente»

Ebbene l’Università di Northampton, in Gran Bretagna, ha deciso non proprio di censurare, ma di «sconsigliare» la lettura di 1984 ai propri studenti. Ne dà notizia il quotidiano Daily Mail. La ragione? Il contenuto del romanzo sarebbe potenzialmente «offensivo e sconvolgente», in quanto affronta «questioni difficili relative alla violenza, al genere, alla sessualità, alla classe, alla razza, agli abusi, agli abusi sessuali, alle idee politiche e al linguaggio offensivo».

Università distopiche

Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato Conservatore Andrew Bridgen. «C’è una certa ironia che agli studenti vengano ora emessi avvisi di attivazione prima di leggere 1984», spiega. «I nostri campus universitari stanno rapidamente diventando zone distopiche del Grande Fratello in cui si pratica la neolingua per ridurre la gamma del pensiero intellettuale e censurare quanti non si conformano a esso». Aggiungendo: «Troppi di noi ‒ e in nessun luogo è più evidente che nelle nostre università ‒ hanno liberamente rinunciato ai diritti per conformarsi invece a una società omogenea governata da un’élite progressista che ci “protegge” da idee che ritiene troppo estreme per la nostra sensibilità».

Un libro difficile?

L’Università, dal canto proprio, ha rilasciato una dichiarazione per giustificare l’alert verso Orwell. L’ateneo si è difeso sottolineando che «sebbene non sia una politica universitaria, potremmo avvertire gli studenti di contenuti relativi a violenza, violenza sessuale, abusi domestici e suicidio», perché «alcuni testi potrebbero essere difficili per alcuni studenti».

Piuttosto, per alcuni studenti, è difficile accettare la cancel culture che penetra persino nelle aule universitarie.

Exit mobile version