Sei un giovanissimo paziente di un ospedale pediatrico e i medici, non limitandosi a curarti la malattia, ti insinuano dubbi sulla tua cosiddetta «identità di genere», fino a incoraggiarti a cambiare sesso.
Accade al Doernbecher Children’s Hospital di Portland (Oregon), dove i bambini e gli adolescenti ricoverati che manifestino qualche «disforia di genere» ricevono proposte che vanno dal nascondimento dei genitali all’uso di bloccanti della pubertà.
Manipolare e rinnegare la propria sessualità
La notizia è riportata dal sito del Christian Institute, che specifica: «L’ospedale, parte della Oregon Health and Science University, è considerato uno dei migliori ospedali dello Stato».
All’interno della struttura pediatrica i pazienti riceverebbero istruzioni su come rendere «l’area genitale più liscia e piatta». La guida pensata per loro spiega inoltre come ottenere questo risultato utilizzando biancheria intima attillata o nastro adesivo.
Le istruzioni dettagliate, inclusive di diagrammi, spiegano persino come nascondere i testicoli all’interno del proprio corpo. Alle ragazze confuse sul proprio genere vengono invece consigliati metodi di fasciatura del torace per «sentirsi più a loro agio».
In ossequio al gender fluid e all’indefinitezza sessuale, in uno dei volantini non si parla di «ragazzi» e «ragazze» ma di «persone con testicoli» e «persone con ovaie».
Bloccanti della pubertà: poche idee e confuse
Ai giovani pazienti viene fatto credere che i bloccanti della pubertà possono prevenire lo stress causato dal «passaggio attraverso una pubertà che non corrisponde alla tua identità di genere».
Inizialmente la guida afferma: «I bloccanti della pubertà non causano cambiamenti permanenti nel corpo». In seguito, però, il testo si contraddice e ammette: «I ricercatori non hanno finito di studiare quanto siano sicuri i bloccanti della pubertà a lungo termine».
Durante l’ormai celebre caso della clinica Tavistock, fino davanti all’Alta Corte britannica, alla fine del 2020, gli esperti hanno ammonito sui rischi a lungo termine dei farmaci per la transizione di genere, tra cui l’infertilità, la riduzione della densità ossea e il potenziale danno allo sviluppo cerebrale. In quell’occasione denunciarono l’omertà dei medici nei confronti dei giovani pazienti e dei loro genitori intorno a tutti questi rischi. L’attuale guida del Servizio Sanitario Nazionale sui bloccanti della pubertà afferma che «si sa poco sugli effetti collaterali a lungo termine». Al contrario, fino al 2020, si affermava che gli effetti dei farmaci sarebbero stati «totalmente reversibili».
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