«Omofobia»: la battaglia di Barronelle non si ferma

Fioraia statunitense va in pensione dopo aver trascorso gli ultimi dieci anni in cause legali. Il “testimone” ora passa ai suoi dipendenti

Barronelle Stutzman

Image from Alliance Defending Freedom

Nello stato di Washington, in assoluto uno dei luoghi più liberal degli Stati Uniti d’America, spicca la vicenda giudiziaria di Barronelle Stutzman. A 77 anni, la donna è andata in pensione, consegnando simbolicamente ai suoi dipendenti la propria battaglia per la libertà di coscienza e di espressione.

La Stutzman è nota per aver affrontato una battaglia legale, iniziata dieci anni fa, quando lei, titolare di Arlene’s Flowers, piccolo negozio di fiori a Richland, si rifiutò di vendere le proprie composizioni floreali per un matrimonio “egualitario”.

Pur provenendo la richiesta da una sua cliente affezionata, la fioraia le confidò apertamente la volontà di non compiere un atto contrario ai propri principi. Pertanto, suggerì con delicatezza alla cliente di rivolgersi a un altro artista floreale.

La vicenda venne strumentalizzata dalle comunità LGBT+ dello stato di Washington, che spinsero il procuratore generale a fare causa contro Barronelle Stutzman. La donna è stata difesa dagli avvocati di Alliance Defending Freedom.

La controversia giudiziaria arrivò alla Corte Suprema, che nella prima sentenza confermò la condanna, mentre nella seconda si rifiutò di prendere in considerazione il caso.

Alla fine, l’anziana fiorista ha accettato di versare privatamente 5mila dollari statunitensi a Rob Ingersoll e Curt Freed, la coppia omosessuale cui aveva negato il servizio floreale. La sua battaglia, però, non finisce qui. È stata la stessa Stutzman, dopo essere andata in pensione, a mandare questo messaggio ai suoi dipendenti: «Affido ad altri la battaglia legale per la libertà».

Esempio per milioni di persone

«Sono una cristiana e credo che la Bibbia sia la Parola di Dio… non potevo prendere i talenti artistici che Dio stesso mi ha dato e usarli per contraddire e disonorare la Sua Parola», dichiara la Stutzman, tramite i suoi legali di Alliance Defending Freedom.

«Quindi, nel modo più gentile possibile, ho raccomandato alcuni altri artisti floreali che sapevo avrebbero fatto un ottimo lavoro per Rob. La mia decisione non era intesa per ferirlo, ma per onorare le mie convinzioni sincere e più profonde», aggiunge l’artista floreale di Richland.

«Negli ultimi otto anni, Barronelle ha sostenuto le libertà del Primo Emendamento di tutti gli americani, anche di coloro che non sono d’accordo con lei su una questione profondamente personale e importante come il matrimonio», dichiarano da parte loro gli avvocati di Alliance Defending Freedom. «E così facendo, ha ispirato milioni di altri nella loro pubblica e personale battaglia per vivere la propria fede senza l’interferenza del governo».

Una “mina vagante” anche per pasticcieri e fotografi

Non si contano, in particolare negli Stati Uniti, le vicende giudiziarie analoghe a quella di Barronelle Stutzman. Su tutte va ricordata quella di Jack Phillips, pasticciere del Colorado, che si rifiutò di preparare e vendere una torta di nozze per una coppia omosessuale.

Anche per Phillips, la trafila giudiziaria ha avuto inizio nel 2012, per poi concludersi nel 2018, quando la Corte Suprema riconobbe il suo diritto all’obiezione di coscienza, in quanto principio sancito dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.

I matrimoni “egualitari” sono ovviamente un ricorrente casus belli in materia di omofobia, andando a coinvolgere, oltre alla categoria dei fiorai e dei pasticcieri, anche quella dei fotografi e degli operatori video. È capitato nel 2006 in New Mexico e, nel 2020, in Canada. Una vicenda conclusasi bene, ma solo in parte, è quella di Aron e Melissa Klein, proprietari di una pasticceria in Oregon, per i quali, a gennaio, la corte d’appello ha annullato una multa di 135mila dollari, pur indicando il loro comportamento come discriminatorio nei confronti dell’orientamento sessuale.

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