Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:19 am
Tra gli ottocento emendamenti giudicati inammissibili dalla presidenza delle commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera spicca l’ennesimo tentativo di infilare dal buco della serratura la legalizzazione della cannabis cosiddetta “light”. Si domandava la legalizzazione della possibilità, spacciata per “misura per sostenere la filiera della canapa” di ottenere “prodotti e preparati contenenti cannabidiolo (Cbd) il cui contenuto di tetraidrocannabinolo (Thc) non sia superiore allo 0,5 per cento per qualsiasi uso derivanti da infiorescenze fresche ed essiccate e oli. In pratica coltivare, lavorare e commercializzare sostanze a tutti gli effetti “droganti”
Un tira e molla che si era già visto a dicembre, quando era stato fermato in senato un analogo tentativo con un intervento di responsabilità da parte della presidente del senato Elisabetta Alberti Casellati.
Anche oggi ha vinto il buon senso: è irresponsabile tentare di legiferare su argomenti così delicati, e di così enorme impatto sociale, a suon di decreti presentati all’ultimo momento, quasi dovessero passare inosservati. Sulla reale pericolosità di certe sostanze, o sul loro eventuale utilizzo in campo medico, non si può nemmeno iniziare a discutere senza partire da un punto di vista scientifico e senza interpellare, par il minimo, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità.
Anche perché, è proprio vero, dalle canne si passa all’eroina.
Pare che questa consapevolezza manchi ai firmatari dell’emendamento, di nuovo rispedito al mittente, parlamentari M5S, Pd, Leu e +Europa.
Ecco i nomi: Riccardo Magi, Aiello Davide, Aiello Piera, Amitrano, Bruno Bossio, Cantone, Casa, Cunial, Ficara, Giarrizzo, Giordano, Giuliodori, Gribaudo, Licatini, Olgiati, Pallini, Papiro, Pastorino, Pini, Romano Andrea, Saitta, Sarli, Serritella, Sodano, Suriano, Tasso, Termini, Trano, Elisa Tripodi