Last updated on Febbraio 16th, 2021 at 04:21 am
La pace fra le nazioni è una cosa estremamente seria. È una condizione decisiva per la tutela di quel bene irrinunciabile che è il diritto alla vita di tutti e di ognuno. Per questo vederla ridotta a frasetta da biscotto della fortuna o a gonfiore di stomaco manda in bestia. Sant’Agostino, uomo di mondo e uomo di Dio, l’ha scolpita in tre parole: «Pax […] tranquillitas ordinis» (De civitate Dei, 19, 13), «la pace è la tranquillità dell’ordine», dove il perno è l’ordine, il quale per ciò stesso genera bene. Se della realtà, cioè, si conserva l’ordinamento secondo la natura che a essa è propria, le cose prosperano in quiete e riposano in pace.
La pace è cosa tanto seria che l’Accademia reale di Svezia premia i costruttori di pace, ma spesso le scelte dell’Accademia reale di Svezia sono patetiche. E patetici sono i nomi di alcuni possibili candidati al Nobel per la Pace di quest’anno: l’enragée Greta Thunberg, gli sfascisti di Black Lives Matter e quell’Organizzazione mondiale della sanità che ha ritardato e boicottato l’informazione sul CoViD-19 assieme e per conto della Cina neo-post-nazional-comunista. Altri possibili nomi, invece, incuriosiscono: Jared Kushner e Avi Berkowitz.
Kushner, marito di Ivanka Trump, è il genero dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump. L’ipotetica nomination gliel’avrebbe maturata il ruolo decisivo giocato nella negoziazione della nuova pace storica e senza precedenti fra Israele e ben quattro Paesi arabi a maggioranza islamica, ovvero Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan e Marocco. Kushner è infatti stato consigliere anziano della Casa Bianca ed è per questo che, semmai, il Nobel dovrebbe spartirlo con il proprio vice, figura analogamente chiave delle trattative, Avi Berkowitz.
Scommetterei però un nichelino sul fatto che Kushner e Berkowitz possano al massimo aspirare a una coppa gelato. Ma siccome la storia si fa anche con i «se» ‒ insegnava l’indimenticato medioevista Marco Tangheroni (1946-2004), se per paradosso accadesse sarebbe il Nobel del contrappasso.
Perché ovviamente Kushner e Berkowitz non hanno concluso la pace fra arabi e israeliani essendosi svegliati un mattino di buzzo buono, bensì implementando lucidamente il disegno di politica estera del presidente Trump. Ma allora bisognerebbe dire che Trump ha il merito della pace in Medioriente, mentre invece Trump sta subendo da anni la delegittimazione mondiale, da mesi la gragnola dei potenti del mondo, da settimane le ingiurie dei benpensanti con la memoria corta, da giorni il ludibrio delle anime belle con la coscienza sporca e in ultimo pure il tentativo carnascialesco di un secondo impeachment “alla memoria” con una imputazione surreale, «incitamento alla rivolta» il 6 gennaio, avendo detto, il 6 gennaio, ai propri sostenitori: «So che, a breve, tutti voi qui vi metterete in marcia verso il palazzo del Campidoglio per far sentire la vostra voce pacificamente e patriotticamente».
Ma Trump è l’Uomo Nero e un antisemita, e lorsignori sono uomini d’onore.
Image source: Jared Kushner speaking with attendees at the 2019 Teen Student Action Summit hosted by Turning Point USA at the Marriott Marquis in Washington, D.C., photo by Gage Skidmore from Flickr, licensed by CC BY SA 2.0