Matt Hanckok è deputato nel parlamento britannico per il West Suffolk, appartiene al Partito Conservatore, è stato segretario di Stato per la Salute e gli affari sociali dal 2018 al 2021, costretto poi a dimettersi per uno scandalo legato al mancato rispetto delle norme sul distanziamento durante l’epidemia di CoViD-19.
Ora fa di nuovo parlare di sé, da quando ha annunciato il proprio sostegno all’introduzione del «suicidio assistito» nel Regno Unito e ha presentato istanza per una inchiesta pubblica in merito alla legalizzazione della procedura.
Lo ha fatto sfruttando il caso di un elettore, purtroppo affetto dal cancro, e affermando in un articolo comparso sul sito web Express, la sezione digitale del Daily Express e del Sunday Express, che se si fosse trovato in una condizione simile avrebbe voluto scegliere di porre fine alla propria vita.
Il tweet nel quale il deputato ribadiva il concetto è stato sommerso da numerose critiche di persone che non sono affatto d’accordo con la deriva eutanasica proposta, mentre alcuni utenti hanno risposto al suo “cinguettio” rimproverando a Hancock una reazione assai blanda all’emergenza durante la pandemia.
All’inizio di quest’anno, tra l’altro, le politiche avallate dal deputato sulla dimissione dei pazienti non testati dagli ospedali alle case di cura, all’inizio del diffondersi del Co-ViD19, sono state dichiarate illecite da parte dell’Alta Corte. «In risposta alla richiesta di Hancock per un’indagine parlamentare e un voto libero sul suicidio assistito», riporta il sito web di informazione pro-life RightToLife.news, «un utente di Twitter ha risposto: “Penso che tu abbia aiutato a sufficienza”, mentre un altro ha commentato: “Penso che tu abbia assistito abbastanza, recentemente”».
Come «iFamNews» ha già riportato, «l’Association of Palliative Medicine (APM) […] fa suonare un campanello d’allarme quando sottolinea come l’opinione pubblica sia “spaventata” a causa del comportamento dei media, che pongono un’attenzione smodata ai casi tragici e traumatici di sofferenza nel contesto del fine vita, ignorando invece i tanti risultati positivi, nell’alleviare e lenire il dolore dei pazienti terminali, di cure palliative erogate in modo corretto».
«Già nel 2020», inoltre, «un sondaggio condotto dalla British Medical Association (BMA) ha dimostrato che l’ 84% dei medici che propongono medicina palliativa non sarebbe disposto a eseguire l’eutanasia su un paziente».
In primavera, è stato approvato alla Camera un emendamento all’Health and Care Bill, il disegno di legge su «salute e assistenza» che si propone di riorganizzare parte del sistema sanitario britannico, il quale prevede che le cure palliative siano definitive e considerate un «diritto legale» per i malati terminali nel Regno Unito.
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