È in corso in queste ore a Milano, nella sala delle conferenze del Museo del Risorgimento, il convegno Gravidanza e genitorialità tra intimità e mercato. Donne dei movimenti interpellano donne delle istituzioni, organizzato da Rete Dichiariamo, network di donne creatosi quest’anno sulla base della Declaration on Women’s Sex-Based Rights del gruppo femminista Women’s Declaration International.
Si tratta di un convegno contro l’«utero in affitto» in cui si confrontano alcune donne appartenenti al Partito Democratico (PD), di area cattolica, cioè l’eurodeputata Patrizia Toia, la senatrice Valeria Valente, le consigliere comunali Alice Arienta e Roberta Osculati, ed esponenti del mondo femminista milanese: da ArciLesbica, alla Libreria delle donne , a Se non ora quando.
«Il progetto di vita di diventare madre o padre è molto significativo per l’autorealizzazione della persona», si legge sulla locandina di presentazione dell’evento, «e l’infertilità è un impedimento che porta a rivolgersi alla medicina riproduttiva. Si tratta di un ambito non commerciale in Italia, ma in altri paesi è un promettente campo di investimenti e profitti. Esistono differenze che conviene mantenere: il corpo non è un bene patrimoniale, generare non è produrre, nascere non è essere fabbricati».
«[…] Il desiderio di un figlio è legittimo, ma il legame madre-figlio è indissolubile», ha dichiarato nei giorni scorsi Roberta Osculati, vicepresidente del Consiglio comunale. «Non possiamo lasciare spazio a mercanti che dividono quel rapporto e considerano un bambino come merce. Dobbiamo perciò lavorare a un percorso culturale che cancelli ogni equivoco sull’”utero in affitto”, non solo in Italia, ma in modo congiunto e coordinato in ogni Paese », come si propone dal punto di vista legislativo il testo base della proposta di legge a firma di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia (FdI), adottato il mese scorso dalla Commissione Giustizia della Camera, che vuole rendere l’«utero in affitto» un reato universale, perseguibile in Italia anche se commesso all’estero.
Oltre alla questione principiale rispetto alla «maternità surrogata», è anche la polarizzazione politica a preoccupare Alice Arienta, vicepresidente della Commissione cultura di Palazzo Marino, che ha dichiarato di voler «[…] contribuire al dibattito pubblico che si è creato e che come al solito tende a radicalizzare le posizioni. Non vogliamo che certi temi delicati vengano trattati solo da partiti di destra, visto il significativo percorso delle femministe storiche».
«Finalmente alzano la voce», commenta parlando con «iFamNews» Eugenia Roccella, giornalista, autrice, personalità della politica italiana. «Bisogna rendersi conto che le donne che appartengono alla Sinistra hanno più difficoltà a esprimersi su questo argomento. Nel Centrodestra vi è una certa convergenza, a sinistra invece è un tema problematico che genera contraddizione, per cui si tenta evidentemente di cercare un punto di resistenza».
«Non si può negare che il PD sia legato a doppio filo al mondo LGBT+», continua, «fra le cui istanze primeggia appunto quella della maternità surrogata. E sono proprio gli uomini omosessuali a pretenderla con maggior vigore, per ovvi motivi, non potendo essi generare. È un altro caso in cui gli uomini prevaricano le donne, che nel contesto del gender neutral si trovano di nuovo a pagare il prezzo più alto, come le femministe hanno sempre affermato».
Rispetto al convegno di oggi, «ben venga che le donne di Sinistra si esprimano su questo tema», conclude Eugenia Roccella, «La mia impressione è che desiderino piantare una bandierina, ma se l’obiettivo è qualificante, se serve a contrastare la pratica dell’”utero in affitto”, concordo con qualunque alleato».