Matematica del matrimonio a rischio negli USA

Dopo l’approvazione della Camera, il tentativo di blindare in legge parlamentare la decisione «Obergefell vs. Hodges» del 2015 è in balia del fuoco amico al Senato

LGBT+ USA

Il diavolo ci mette la coda e non sarebbe lui se non si presentasse sub specie boni, una variante della quale è scatenare fuoco amico o presunto tale. Alla Camera federale degli Stati Uniti d’America è stata approvata, martedì 19 luglio, la proposta di legge che tutela i “matrimoni” LGBT+ e il fuoco amico, o presunto tale, sono i 47 voti Repubblicani che si sono aggiunti a tutti quelli Democratici disponibili. Si tratta di fuoco amico, o presunto tale, perché i Repubblicani mostrano da tempo di essere il partito che difende i princìpi non negoziabili. Oppure che finge bene di farlo. O, meglio ancora, che è zavorrato da infingardi.

La triste manfrina potrebbe ripetersi adesso al Senato, il cui voto è indispensabile per chiudere la partita. Cioè per approvare la proposta di legge H.R. 8404, denominata Respect for Marriage Act. Si noti, per favore, l’insolenza: una “Legge per il rispetto del matrimonio” che intende normalizzare, con l’opzione nucleare, l’idea che qualsiasi unione fra qualsiasi persona sia matrimonio.

Ora, se quella proposta passasse, verrebbe varata una legge che abolisce la matematica, l’astronomia e la fisica. Perché se al Senato passasse, quella legge costringerebbe il signor Mario e la signora Maria a dire e dire di credere che due più due fa per esempio radice quadrata di due alla sedicesima potenza, che il Sole non sorge al mattino e che, basta volerlo, si possono attraversare anche i muri di cemento armato. Quella legge direbbe dunque che l’unione sponsale e l’impegno responsabile fra due persone di sesso diverso, cioè appartenenti rispettivamente agli unici due sessi esistenti in natura, è cosa identica all’unione carnale fra due o più persone appartenenti entrambe o tutti o a geometrie variabili a uno dei due unici sessi esistenti. La non equivalenza fra queste due cose la vede anche un omosessuale, e non serve il disegnino.

I 47 deputati Repubblicani che hanno votato per blindare il “matrimonio” LGBT+ (Fonte: Family Resource Council, Instagram)

Il Respect for Marriage Act ricuserebbe, infatti, la legge H.R. 3396, denominata Defense of Marriage Act, che nel 1996 salvò la matematica, l’astronomia e la fisica, ribadendo quel che anche un omosessuale vede: il matrimonio è, per natura e non per volontà arbitraria di qualcuno, l’unione sponsale e l’impegno responsabile fra due persone appartenenti agli unici due sessi esistenti, l’una maschio e l’altra femmina. E avrebbe l’effetto di blindare in legge parlamentare quanto deciso nel 2015 dalla sentenza della Corte Suprema federale a chiusura del caso James Obergefell, et al., Petitioners v. Richard Hodges, Director, Ohio Department of Health, et al., comunemente noto come «Obergefell vs. Hodges», che il giudice Antonin G. Scalia (1936-2016) definì «una minaccia alla democrazia statunitense». Cioè lo stesso effetto che il presidente della repubblica, Joe Biden, e il presidente della Camera federale, Nancy Pelosi, chiedono al parlamento di produrre onde superare la sentenza con cui, il 24 giugno, la Corte Suprema ha messo fine alla bugia dell’aborto come “diritto” federale garantito dalla Costituzione.

Ebbene, la CNN annuncia che dei 50 senatori Repubblicani che l’Aula conta, 15 sono indecisi e 22 non hanno risposto. Grave. Perché se a me chiedessero come io voterei su quella proposta di legge, seduto nell’Aula del Senato degli Stati Uniti o di qualsiasi altro Paese che mi avesse eletto, non esiterei un nanosecondo a dire che la boccerei con tutta la forza e la convinzione che ho, proprio come gli 8 senatori del sondaggio che hanno scelto subito e secchi la bocciatura. Che in 15 siano indecisi e che 22 non rispondano fa venire i brividi. 15 più 22 fa 37. Più della metà dei senatori Repubblicani. Una enormità e uno scandalo per i Repubblicani, anche il semplice fatto che pencolino e che non rispondano.

A questi 37 già scandalosi senatori se ne aggiungono altri cinque. Cinque mele marce che si sono positivamente pronunciati a favore della proposta di legge: Rob Portman, Susan Collins, Ron Johnson, Lisa Murkowski e Thom Tillis. Le mele marce cioè aumentano. In passato, anche su queste stesse colonne, ho definito così la Collins e la Murkowski, aggiungendo che spesso l’orientamento generale dei loro colleghi finiva per annullarne le mire. Ma le mele marce sono più che raddoppiate. Se i 15 indecisi e i 22 silenziosi si trasformassero in altrettanti «sì» alla proposta di legge, i suffragi a favore sarebbero 42. Un intero frutteto marcito e un disastro per il Paese.

Quando l’8 novembre gli statunitensi andranno alle urne per rinnovare tutta la Camera e un terzo del Senato si ricordino bene di chi vuole manomettere per decreto la matematica, l’astronomia e la fisica.

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