Last updated on Maggio 13th, 2020 at 12:15 pm
Il lockdown dovuto al coronavirus ci ha abituati a immagini al limite della letteratura distopica post-apocalittica. Fra queste, quelle che più hanno colpito l’immaginazione sono le fotografie o i video della “natura che si riprende i propri spazi”, ovvero gli animali selvatici che scendono nella civiltà pascolando indisturbati ai rondò stradali, girovagando fra le abitazioni degli umani impauriti popolando i cementi e gli asfalti lasciati vuoti da noi. Adesso il mondo è, chi più chi meno, nella cosiddetta «Fase 2», specialmente l’Italia, e si assiste alla dinamica opposta: l’uomo riprende timidamente il sopravvento, le strade tornano lentamente a popolarsi di vetture, sui marciapiedi si vedono una, poi due, poi tre, forse quattro persone, tutti ancora a debita distanza, ma in maniera sempre più percettibile.
Mentre tutto questo sta ancora andando in scena, una cosa balza subito agli occhi. La natura non è affatto quello scenario edenico, arcadico e idilliaco dove tutto è bello, buono e perfetto. Prendi il coronavirus, per esempio. Proprio questo nuovo male, sconosciuto e mortale, ci dice una cosa semplicissima. Che la natura va domata, soggiogata, tenuta a bada e spesso pure combattuta. Che la natura lasciata a sé provoca caos, morte e distruzione. Che l’uomo è indispensabile per signoreggiarla. In un battibaleno, insomma, il virus si è portato via miglia e miglia di vite umane e tutte le sciocchezze sul wildlife da non toccare. Ma pure l’idea che la natura si sia rivoltata contro i maltrattamenti, veri o presunti, subiti dall’uomo.
Il CoViD-19, infatti, maltrattata o no che sia la natura, fa solo il proprio mestiere. Non sono un virologo, ma credo di non sbagliare di molto se dico che, anche se l’uomo non ci fosse, il coronavirus ci sarebbe lo stesso. Non è per vendetta, infatti, che il nuovo virus ha preso ad ammazzare gli uomini: ha ammazzato e ammazza gli uomini perché quella è la sua – appunto – natura. L’unica speranza è che l’uomo vinca il confronto, scoprendo un modo per arginare la forza distruttiva della natura, in questo caso un virus. Se non ci fosse l’uomo a cercare di fermare la natura, sarebbe uno scempio. E se un giorno l’uomo non riuscisse a tenere a freno la natura, lo scempio verrà, e finale.
Non è l’uomo, insomma, il virus della Terra, come molti, troppi pesano. L’uomo è invece la soluzione, quella che può tenere testa alla natura.
Quando saremo del tutto usciti dal coronavirus dovremo guardarci per forza alle spalle e tirare le somme. Fra le cose cui a quel punto speriamo di non dovere più assistere sono le fanfaluche sulla “natura che si ribella ai maltrattamenti” e sulla “natura aggredita dall’uomo”. Il virus le ha infatti seppellite assieme, purtroppo, a un’esagerazione di vite umane. Da febbraio la morte non ha chiesto il parere degli ambientalisti: ha ucciso nel modo più naturale possibile, se vogliamo persino con amorale semplicità. Per fortuna la soluzione non si è ancora estinta: l’uomo (r)esiste ancora, pronto, appunto, a riprendersi i propri spazi, ricacciando indietro le forze distruttrici.