Lo Stato contro la Chiesa: sequestro senza precedenti di un ospedale cattolico in Australia

Ospedale pro-life sotto attacco in Australia

In uno sviluppo che segnala un crescente antagonismo politico nei confronti delle istituzioni cattoliche e cristiane in Australia, il governo del Territorio della capitale australiana (ACT) ha proposto un’acquisizione obbligatoria del Calvary Hospital di Canberra, gestito dai cattolici. Questa azione ha richiesto l’introduzione di un disegno di legge e una modifica della legge, un passo senza precedenti nella storia australiana. La legge prevede che il governo dell’ACT prenda il controllo dell’ospedale il 3 luglio, anche prima di definire o emettere qualsiasi risarcimento.

L’improvvisa e drastica mossa sarebbe legata alla storica posizione pro-vita dell’ospedale e all’opposizione all’eutanasia. Una recente indagine del governo dell’ACT sull’aborto e i diritti riproduttivi ha giudicato l’ospedale “problematico” a causa della sua marcata etica religiosa. Nonostante la rappresentazione dell’acquisizione come una decisione amministrativa, i critici sostengono che le straordinarie manovre legislative indicano un’animosità più profonda.

Il leader dell’opposizione federale, Peter Dutton, ha criticato l’acquisizione, descrivendola come un attacco ideologico alle istituzioni religiose. Allo stesso modo, padre Tony Percy, della diocesi cattolica dell’ACT, ha definito la mossa “bigottismo religioso in grande stile”, avvertendo che potrebbe costituire un precedente per il sequestro da parte del governo di altre strutture di proprietà cristiana.

L’arcivescovo di Canberra, Christopher Prowse, in una lettera ha espresso sconcerto per la notizia, esprimendo la preoccupazione che un simile intervento governativo possa rappresentare una minaccia per qualsiasi impresa basata sulla fede. Inoltre, Rob Norman, direttore dell’ACT dell’Australian Christian Lobby, ha criticato la decisione “autoritaria”, paragonandola a una “acquisizione in stile sovietico di beni non governativi”.

L’acquisizione mette in luce due importanti questioni sociali in Australia. In primo luogo, mostra una mancanza di rispetto per la storia dell’Australia, dove la Chiesa cattolica ha fondato molti istituti di cura, tra cui il Calvario, senza aiuti governativi. In secondo luogo, rivela un’idea sbagliata sulla separazione legale tra Chiesa e Stato in Australia. Sebbene la Costituzione preveda una clausola di libertà di religione, questa si applica solo al governo del Commonwealth e non agli Stati. L’ACT, in quanto territorio, ricade teoricamente sotto il controllo federale, ma è improbabile un intervento del governo laburista federale di sinistra. Ciò suggerisce che i cristiani australiani che mantengono le loro posizioni morali potrebbero trovarsi sempre più spesso in conflitto con lo Stato.

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