La libertà religiosa ha ancora bisogno di Ján Figeľ

Concluso il mandato, rimane il suo rapporto. «La libertà religiosa è un diritto umano troppo a lungo ignorato»

Fedele in preghiera

Image from Pixabay

Last updated on Maggio 7th, 2020 at 04:03 pm

«La libertà religiosa è una cartina di tornasole dei diritti umani e delle libertà fondamentali». Si era presentato così Ján Figeľ, deputato e ministro sloveno, nominato nel maggio 2016 Rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell’Unione Europea. Una figura inedita per le stanze dei bottoni europee, che in tre anni di attività ha acceso i riflettori sulla libertà religiosa minacciata: dalla forza, dal terrorismo, ma anche da un ateismo ideologizzato, sempre più aggressivo soprattutto in Occidente.

Se Figeľ è un nome sconosciuto all’opinione pubblica, basti sapere che è anche grazie al suo operato silenzioso ma costante che si è giunti alla liberazione di Asia Bibi. Ora il suo incarico precario è scaduto, e “iFamNews” ne ripercorre l’operato affinché i suoi rapporti e i suoi appelli ai potenti del mondo non vengano dimenticati. Anzi, fa di più: lancia una petizione popolare che ogni lettore può sottoscrivere e far sottoscrive onde chiedere al presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen, di confermare Figeľ nel suo incarico, potenziandone addirittura le possibilità concrete di intervento e di azione.

In una intervista ad Agensir, a pochi giorni dalla nomina, Figeľ aveva scattato la fotografia di un mondo segnato da una intolleranza religiosa crescente, affermando di voler «collaborare non solo con i rappresentanti dei Paesi membri, ma anche con le Ong internazionali nell’Ue e in tutto il mondo». Perché «la libertà non è mai una bene acquisito, [ed] è necessario prendersene cura in modo responsabile nei nostri Paesi e all’estero».

Nel dicembre 2019 il suo mandato si è formalmente concluso, e oggi si è ancora in attesa di sapere se e come il suo lavoro potrà proseguire. Figeľ ha infatti sempre lavorato con incarichi annuali, con contratto part-time, avendo alle spalle un ufficio formato da un consigliere politico a tempo pieno e da una giovane tirocinante. Un piccolo Davide, per di più precario, rispetto ai tanti Golia delle strutture europee dedicate ad altri ambiti e rispetto alle ambasciate. Cosa rimane di questi tre anni? In primis un incarico inedito, forse anche insperato, dato che le istituzioni europee hanno spesso guardato al tema della libertà religiosa con indifferenza o scetticismo, in modo in fondo prevedibile dopo la decisione di eliminare i riferimenti alle radici giudaico-cristiane del continente.

Comunque grandi risultati

Se la speranza è che la libertà religiosa ottenga un ufficio ad hoc, con personale competente e strutturato che possa occuparsene a tempo pieno, è importante oggi rilanciare i risultati ottenuti in questi anni. Figeľ è riuscito, nonostante la precarietà dell’incarico, a compiere 17 visite ufficiali, a distribuire 22 milioni di euro di fondi in progetti per la libertà religiosa in Asia, nei Balcani e nei Paesi del Sud del Mediterraneo, a sostenere la fondazione della European Academy of Religion, a creare e a intrattenere rapporti costanti con i principali leader religiosi del mondo, organizzando anche tavole rotonde e conferenze aperte al pubblico nei vari Paesi.

La sua nomina, spiega egli stesso, è arrivata come «una reazione alle atrocità e ai genocidi contro cristiani, yazidi e altre minoranze religiose ed etniche in Medio Oriente commesse dai terroristi dell’Isis». Segnale di una libertà religiosa che, nonostante il silenzio occidentale, è sempre più minacciata. I credenti sono perseguitati: «Le minoranze, in tanti Stati, subiscono ostilità sociale, vessazioni per mano di agenzie governative o da parte di attivisti non statali. Vengono discriminati nell’accesso all’istruzione, all’occupazione, agli uffici pubblici, al diritto di proprietà. Nel mondo, 13 Stati applicano la pena di morte per ateismo, 22 Paesi per conversione e oltre 70 Paesi hanno leggi che puniscono la blasfemia. Vediamo l’estremismo violento alimentato dal terrorismo islamico, dal nazionalismo indù o buddista, ma anche dallo statalismo ateo o dal laicismo ideologico».

Figeľ, parlando alla Commissione Europea, ha chiesto che si trovi il coraggio per avviare una vera e propria alfabetizzazione religiosa: «Abbiamo bisogno di persone intelligenti più che di apparecchi telefonici intelligenti! Significa che in un mondo globalizzato ricco di diversità dobbiamo imparare anche l’alfabetizzazione religiosa, accanto a quella digitale. Quando difendiamo e prestiamo assistenza alle comunità perseguitate, affrontiamo anche le radici della crisi dei rifugiati».

Da mesi in Europa il tema che occupa con maggiore pervasività il dibattito istituzionale e quello pubblico è l’emergenza climatica. Figeľ ha chiesto un«cambiamento climatico sul tema della libertà religiosa». Libertà troppo a lungo ignorata dagli Stati, tanto che oggi: «il 79% della popolazione globale vive in nazioni con alti o molto alti ostacoli contro la libertà religiosa». L’importanza di un inviato speciale europeo per la libertà religiosa è tutta qui.

Exit mobile version