L’homeschooling di fatto ai tempi del COVID-19

Quando il dramma mostra meglio delle parole come la famiglia sia il fulcro del tessuto sociale

Homeschooling al tempo del covid-19

Image by Cecilia Anselmi Tamburini

Last updated on marzo 9th, 2020 at 03:32 am

«Chissà come si divertivano!», esclama Margie, giovane studentessa dell’anno 2157 – nell’immaginario del biochimico e scrittore di fantascienza sovietico, naturalizzato statunitense, Isaac Asimov (1920-1992) –, scoprendo con grande sorpresa che i bambini “del passato” si recavano quotidianamente a scuola ogni mattina e condividevano, oltre alla classe, un insegnante umano. Anche se «un uomo non è abbastanza in gamba» per fare il maestro – almeno per Margie, abituata da sempre a un insegnante meccanico – l’idea di una scuola dove i ragazzi andavano tutti assieme, «ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata» appare suggestiva e desiderabile.

Chissà se questo sentimento è condiviso dagli studenti italiani che fino al 15 marzo non andranno a scuola per l’emergenza coronavirus. Pare di sì, almeno dal campionario di giovani intercettati da chi scrive. Famiglie e scuole sono dunque chiamate a organizzarsi: si tratta da una parte di gestire la permanenza a casa dei bambini e dei ragazzi, dall’altra di assicurare continuità alle attività didattiche. Compito non facile sia per i genitori che lavorano fuori casa – in primis il personale sanitario, sottoposto a un impegno fondamentale e insostituibile – sia per le scuole, che debbono immaginare soluzioni innovative in una condizione inaspettata. Compiti via e-mail, lezioni on-line e nuove modalità di verifica del lavoro svolto a casa.

Lezioni online, una soluzione possibile

iFamNews ne parla con la professoressa Lorena Ghilardi, preside del Liceo Linguistico William Shakespeare di Crema, ovvero “zona gialla”. «Nei primi giorni di sospensione», dice la preside, «si è subito pensato di organizzarsi per l’eventualità di una chiusura prolungata e così, lunedì 2 marzo, siamo stati in grado di riprendere le lezioni, ovviamente a distanza. Da subito è apparsa chiara la necessità di pensare e di gestire l’emergenza assieme. Si è quindi mantenuto, nella sostanza, il medesimo quadro orario, indicando ai ragazzi, la sera precedente, il tipo di attività della materia prevista per l’indomani. Flessibilità e collaborazione sono i metodi, riprendere il dialogo non solo didattico con i nostri studenti il fine».

L’organizzazione è stata possibile grazie alla disponibilità di «tutti, nel senso anche di tutte le componenti della scuola», aggiunge la Ghilardi: una disponibilità che ha permesso di lavorare, «perché un disagio oggettivo potesse diventare un’opportunità per sperimentare attività nuove utili a trasmettere ai ragazzi lo stesso messaggio che ripetiamo ogni giorno dalla cattedra: ogni circostanza può e merita di essere vissuta pienamente. Lunedì mattina pochissimi sono mancati agli appuntamenti online previsti e il grado di soddisfazione è stato buono. Più avanti valuteremo l’efficacia di quanto messo in atto». Non solo sopperire all’emergenza, insomma, ma spalancare agli studenti la realtà anche in condizioni anomale, una sfida importante, colta ‒ spiega la preside dello Shakespeare ‒ grazie «alle competenze avanzate e alla convinzione di alcuni, che hanno sostenuto le perplessità di altri».

Image by Cecilia Anselmi Tamburini

Tenere desto il desiderio

L’obiettivo di questo modo inusuale di fare scuola? «Tenere desto il desiderio e l’importanza di imparare sempre e da tutto», precisa la Ghilardi, «indicare attività e modalità di lavoro per non perdere il ritmo, promuovere la coscienza del valore del tempo per essere aiutati a ottimizzarlo. Questo il messaggio per tutti, in particolare per i nostri maturandi».

Ecco, Crema, i bordi dell’“area tabù”, è un microcosmo in cui è riflesso il quadro grande dell’Italia ai tempi della pestilenza. Ci sono singoli insegnanti che rispondono di iniziativa propria, più spesso sono istituti interi a organizzarsi nelle regioni più colpite.

Sì, ma la famiglia? Ai genitori spetta adesso il compito di destreggiarsi tra email, programmi per videoconferenze, documenti da scaricare dal cloud e simili per affrontare una prova ardua e affascinante. Inventarsi l’homeschooling lì per lì, e capirne difficoltà e vantaggi. Le prime, le difficoltà, non mancano a tutte le avventure vive che vogliano rompere il monopolio di una cultura educativa ingessata in stilemi infruttuosi i cui effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti: non bisogna fare spallucce, ma nemmeno seppuku. I secondi, i vantaggi, sono molti, e tutti da scoprire da sé senza spoiler.

L’ora presente chiama tutti, genitori, insegnanti e studenti, a fronteggiare condizioni fino a pochissimi giorni fa inimmaginabili, con la pretesa che nulla debba perdersi, ma tutto vada guadagnato. Sono occasioni come queste, pur nella drammaticità oggettiva della situazione, a mostrare, meglio di mille discorsi, come la famiglia sia sul serio il fulcro del tessuto sociale. Se ne accorge persino lo Stato.

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