Last updated on Giugno 30th, 2021 at 04:05 am
Negli Stati Uniti d’America si sta consumando uno scontro fra civiltà. L’oggetto del contendere è la cosiddetta «identità di genere». O si sta con la natura o si sta con l’ideologia. In tal senso, il 2021 segnala già due record di segno opposto. Da un lato Joe Biden, il presidente più gay friendly della storia americana, dall’altro la maggior parte delle amministrazioni degli Stati a guida Repubblicana che, uno dopo l’altro, stanno emanando leggi volte a neutralizzare la deriva LGBT+.
Secondo il periodico Forbes i numeri sono appunto da record. Otto progetti di legge in altrettanti Stati dell’Unione sono stati già approvati, altri dieci dipendono dalla decisione del governatore; tutto è successo nei soli primi quattro mesi dell’anno in corso e tutto è finalizzato a fermare lo strapotere arcobaleno. Un record relativo di grande rilevanza, con il primato assoluto che spetta al 2015, anno in cui furono approvate quindici leggi che andavano tutte in quella direzione, sovente mettendo a tema le violazioni della libertà religiosa che l’offensiva per i “diritti” gender comporta.
A lanciare l’allarme, mostrando anche una punta di sorpresa, è la Human Rights Campaign (HRC), la più potente organizzazione di avvocatura a difesa delle persone LGBT+. Complessivamente, a livello nazionale, sarebbero 115 i progetti di legge introdotti in almeno trenta Stati dell’Unione nordamericana, tra cui almeno 66 divieti o limitazioni nelle attività sportive per i transgender e almeno 35 leggi riguardanti l’assistenza sanitaria per gli stessi trans. Nello specifico, nel primo caso si parla di divieti di partecipare a competizioni sportive riservate a un sesso diverso da quello biologico. Nel secondo caso, il riferimento è invece al divieto per i minori di usufruire di cure e di interventi chirurgici per la cosiddetta «transizione di genere». Un numero di progetti di legge, questo, che il presidente di HRC, Alphonso David, definisce «senza precedenti».
Lo scontro ha pure una connotazione fortemente politica. I disegni di legge avanzati nei diversi Stati sono infatti una palese risposta all’ordine esecutivo Prevenzione e lotta alla discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale, promulgato da Biden il giorno stesso del proprio insediamento alla Casa Bianca.
La prima controffensiva di rilievo è stata quella del Mississippi. All’inizio di marzo il governatore repubblicano, Tate Reeves, ha definito «folle» l’idea che uno studente possa scegliere di praticare sport in base all’«identità di genere». Secondo Reeves, la questione viene infatti «forzata» dall’ordine esecutivo di Biden. «Spingere i bambini ad aderire al transgenderismo è semplicemente sbagliato», ha dichiarato il governatore. Il Mississippi ha quindi approvato il bando alla partecipazione degli atleti maschi transgender alle competizioni sportive femminili di ambito universitario. Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio, ma non è escluso un ricorso. Chase Strangio, avvocato per i diritti dei transgender dell’American Civil Liberties Union, una delle maggiori lobby progressiste statunitensi, ha già del resto definito il disegno di legge del Mississippi «molto vago e apparentemente inapplicabile».
Il Senato del Texas è comunque andato oltre, presentando un disegno di legge che riterrebbe responsabili di «abuso sui minori» equiparabile all’abuso sessuale i genitori che permettessero ai figli minorenni di praticare la «transizione di genere». Reato sarebbe anche fornire farmaci che blocchino la pubertà o agevolare procedure chirurgiche di «transizione o […] riassegnazione di genere» per minorenni.
Il Repubblicano Charles Perry, del Senato del Texas, primo firmatario del disegno di legge, ha spiegato che l’obiettivo è sia «proteggere i bambini» che ancora «non hanno raggiunto la maturità per capire cosa viene proposto loro», sia impedire «l’impatto irreversibile che questa procedura avrebbe su di loro». Se un genitore arrivasse a privare un bambino dell’«innocenza» e a «rubargli il futuro», ha aggiunto il senatore, «avremmo un problema».
Sempre in Texas è in discussione un bando per i transgender in ambito sportivo analogo a quello del Mississippi e un disegno di legge che darebbe la facoltà al personale del pronto soccorso degli istituti religiosi di esercitare obiezione di coscienza in caso di cure di «transizione» ai pazienti LGBT+.
Intanto altri due Stati si apprestano a bandire i transgender dagli sport femminili. In South Dakota il parlamento ha approvato un disegno di legge: dopo aver espresso in un primo momento l’intenzione di firmarlo, il governatore Repubblicano, Kristi Noem, ha preferito porre il veto non per motivi ideologici, bensì, a proprio dire, strategici. Nel timore che la legge non sarebbe sopravvissuta ai ricorsi giudiziari, Noem ha quindi firmato due ordini esecutivi che limitano la partecipazione agli sport femminili alle sole donne registrate come tali alla nascita.
E con maggioranza schiacciante il Senato del Tennessee ha approvato un bando ai transgender nelle competizioni sportive delle scuole medie e superiori: 27 favorevoli e 6 contrari. Il provvedimento è stato firmato dal governatore Repubblicano Bill Lee, che ha approvato anche il divieto di utilizzo dei bagni scolastici secondo i criteri dell’identità di genere.