Una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha ritenuto che la Romania abbia violato l’articolo 8 della Convenzione europea, che equipara le unioni omosessuali ai matrimoni. Questa decisione è scaturita da una causa intentata da ventuno coppie dello stesso sesso che sostenevano che la mancanza di riconoscimento legale delle loro relazioni non conferiva loro gli stessi diritti delle coppie sposate tradizionali. Queste coppie hanno evidenziato gli svantaggi dell’attuale diritto interno, come l’esclusione dai programmi di mutuo, dall’assicurazione sanitaria congiunta e dal congedo per lutto coniugale. Questi benefici concessi alle coppie eterosessuali sposate dimostrano un apprezzamento per i valori tradizionali e la realtà biologica del matrimonio.
Nella sentenza, la CEDU ha sottolineato che nessuna delle argomentazioni del governo rumeno sostituisce le preoccupazioni di queste coppie. Inoltre, sostengono che il riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso non minerebbe l’istituzione del matrimonio. La sentenza sarà legalmente esecutiva dopo un periodo di tre mesi, consentendo a entrambe le parti di appellarsi a un tribunale superiore della CEDU.
La Romania, un Paese in gran parte conservatore, è sottoposta a pressioni da parte di organizzazioni globaliste come la Convenzione europea per abbandonare i valori cristiani tradizionali a favore dei valori liberali del mondo moderno. A cominciare da questa sentenza, che potrebbe finire per costringere un Paese sovrano ad accettare le unioni omosessuali come in qualche modo giuridicamente equivalenti alle coppie sposate tradizionali.
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