Last updated on marzo 10th, 2020 at 06:07 am
Il fuoco sale verso il cielo e avvolge il campanile dell’antica chiesa, l’aria è rotta dal crepitio del fuoco e dalle sirene lontane dei camion dei vigili del fuoco in arrivo. Siamo in Francia, è domenica 1° marzo, di sera. Sono da poco passate le 20:30 quando il campanile della chiesa Saint-Trivier di Saint-Trivier-de-Courte, nell’Ain, dipartimento della regione Alvernia-Rodano-Alpi, si accende improvvisamente squarciando la notte. Non sono fari però a illuminarlo, ma fiamme, che nel giro di pochi minuti lo avvolgono completamente. I residenti, insospettiti dal fumo che fuoriusciva dall’orologio, avevano già avvertito i pompieri. Passano i minuti, le ore. Poi, quando il grande orologio ormai deformato dal calore avrebbe dovuto scoccare le 22:00, il tetto del campanile collassa, precipitando al suolo davanti agli occhi spaventati del piccolo gruppetto di persone accorse sul posto e degli oltre 50 specialisti impegnati nella lotta contro il fuoco.
I suoni, lo sconcerto, la paura: tutto richiama alla mente le immagini drammatiche di Notre Dame de Paris avvolta dalle fiamme il 15 aprile. Un attentato, quello di Saint-Trivier-de-Courtes? Un incendio doloso? Gli investigatori non escludono alcuna pista, ma, al momento, il principale indiziato sembra essere un fulmine. Sul piccolo villaggio di circa mille abitanti si era infatti scatenata una violenta tempesta. Eppure i dubbi dei residenti si moltiplicano, perché negli ultimi due anni in Francia si è registrata una vera e propria escalation di attacchi alle chiese cristiane: la polizia francese, solo per il 2018, parla di mille episodi, cioè una media di tre casi al giorno.
La parola “cristianofobia” resta un tabù. I grandi giornali francesi ‒ salvo uno speciale pubblicato in prima pagina sull’edizione cartacea del quotidiano Le Figaro ‒ hanno prima ignorato il fenomeno, e poi lo hanno derubricato a piccoli episodi di vandalismo, a furti portati a termine da ladri poco esperti. Ma è difficile da giustificare: nelle oltre mille incursioni in chiese cristiane, solo in 127 casi si sono registrati furti. In tutti gli altri si è trattato di episodi di puro vandalismo, spesso blasfemo. Come i casi sempre più numerosi di presunti ladri che entrano nelle chiese, forzano il Tabernacolo e gettano a terra le ostie consacrate. Poi se ne vanno, lasciando intatte le opere d’arte e gli arredi preziosi.
Antiche vetrate mandate in frantumi, statue di santi decapitate, pareti ricoperte con scritte blasfeme e atti osceni compiuti davanti alle chiese o addirittura all’interno. È questo l’identikit degli attacchi che la Chiesa francese si trova a subire quotidianamente, ma ancora una volta tutto avviene nel silenzio della stampa.
La giornalista Elizabeth Levy ha dedicato un intero numero cartaceo del mensile Causeur, da lei diretto, alle vittime cristiane delle quali nessuno parla, scrivendo: «Mentre ogni attacco contro una sinagoga, una moschea o un cimitero ebraico o musulmano viene abbondantemente riportato sui media scatenando un coro di denuncia, gli attacchi contro i siti cristiani non hanno causato molto disturbo». Sacrosanto che gli attacchi a moschee o a cimiteri ebraici o musulmani vengano abbondantemente riportati sui media e scatenino cori di denunce, cui ovviamente “iFamNews” si unisce, ma perché non è così anche e sempre per i cristiani? Forse che siano esseri umani di serie B?
Continua la Levy: «Se i cattolici sono, come ha detto Manuel Valls dopo l’assassinio di padre Hamel, “l’anima della Francia”, non possono essere allo stesso tempo una minoranza tra gli altri. Il cattolicesimo non è solo una religione, è il nostro terreno culturale».
La strategia dei principali giornali francesi continua però a essere quella di attribuire tutto solo a “persone disturbate”: se non semplici ladri, a compiere questi attacchi sarebbero cioè soggetti psicolabili, turbati, spesso incapaci di intendere e di volere. Ma è una ricostruzione che cozza contro i dati citati, per esempio, dal quotidiano Libération, pure liberal, che ricorda come nel 60% dei casi le incursioni comprendano iscrizioni inneggianti al satanismo (vero o presunto è un altro conto) e atti blasfemi. E, nonostante il dovere di cronaca, i dettagli di alcuni atti blasfemi riportati dai giornali francesi sono così raccapriccianti che non li riportiamo.
Il 15 aprile, con l’antica cattedrale simbolo della Francia divorata dalle fiamme, si sono accesi per alcune settimane i riflettori sulla situazione delle chiese francesi, ma presto tutto è tornato sotto silenzio. I pochi giornalisti che riescono a occuparsi del tema parlano di edifici sacri spesso confiscati alla Chiesa e oramai di proprietà dello Stato, chiese la maggior parte delle volte in cattive condizioni, come la stessa Nôtre Dame di Parigi, ingabbiata dalle impalcature di un restauro opaco, sul quale ancora sono aperte le indagini. Anche la chiesa di Saint-Trivier-de-Courte, danneggiata il 1° marzo da un grande incendio scoppiato nel campanile, è ormai di proprietà dello Stato. A questo link è possibile vedere l’elenco completo degli incendi subiti dalle chiese francesi negli ultimi anni; il sito è curato dall’Osservatorio del patrimonio religioso, che da tempo lancia l’allarme sul fenomeno. Ma quali sono le reali intenzioni del governo francese nei confronti dei cristiani e del patrimonio spirituale, artistico e culturale della Chiesa? Da Ain arriva una buona notizia: il Trittico dell’Adorazione di Grégoire Guérard, monumento storico custodito nella chiesa, era stato appena portato via per iniziare un lungo restauro. Un piccolo miracolo, secondo i fedeli del paesino francese. Quanti altri miracoli dovranno accadere prima che l’Europa prenda piena posizione e riconosca finalmente che esiste un problema di cristianofobia? Termine pericoloso, come ricorda ancora la Levy nel suo speciale, perché ci sono già tante categorie che si sono legate a “-fobia”, giocando al vittimismo per ottenere privilegi. Ma è un termine che, dopo i mille attacchi alle chiese cristiane avvenuti in un anno, non può più essere ignorato.