La crisi demografica provoca guerre?

La denatalità potrebbe spingere i regimi autoritari a invadere Paesi confinanti

Image from Piqsels

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La guerra è diventata un tema preponderante dal 24 febbraio, ossia dal giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina. Ora il quotidiano statunitense National Catholic Register propone un punto di vista inedito e interessante: e se i conflitti bellici fossero causati dalla crisi demografica?

Il “generale inverno”… demografico

Jennifer Roback Morse e Don Feder prendono le mosse proprio dalla guerra in Ucraina, rilevando come la Russia abbia un grande bisogno di persone. Oggi la sua popolazione è meno di 146 milioni di abitanti, rispetto per esempio ai 332 milioni degli Stati Uniti d’America. C’è, tuttavia, una differenza sostanziale: con i suoi 17 milioni di chilometri quadrati la Russia è il Paese più grande al mondo. Eppure questo enorme spazio è appunto abitato da meno persone di quelle del Bangladesh, il quale, con 147mila chilometri quadrati di estensione, è al 94esimo posto in classifica.

La fame russa di popolazione

Come se non bastasse, la Russia continua a perdere abitanti: circa 100mila in meno ogni anno. Il suo attuale tasso di fertilità è di 1,58 figli per donna, contro il 2,1 necessario per garantire il livello di sostituzione. La Russia è inoltre vessata dalla piaga dell’aborto: secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2010 aveva il più alto numero di interruzioni volontarie di gravidanza per donne in età fertile nel mondo. Ecco dunque ‒ ragionano i due autori dell’editoriale ‒ che, se assorbisse i 43 milioni di abitanti dell’Ucraina, la Russia aumenterebbe la propria popolazione di quasi il 30%. Da rilevare, per altro, che la popolazione ucraina è etnicamente indistinguibile da quella russa.

Il caso cinese

Dalla Russia alla Cina: l’editoriale del National Catholic Register ricorda inoltre che la «politica del figlio unico» attuata da Pechino dal 1979 al 2005 ha portato il tasso di fertilità a un anemico 1,3 figli per donne. In un Paese di 1,4 miliardi di abitanti, l’anno scorso sono nati solo 10,6 milioni di bambini, dato che segna il minimo storico e che è in robusto calo rispetto ai 12,2 milioni del 2019. E se i demografi affermano che la quota della popolazione in età lavorativa potrebbe dimezzarsi entro il 2050, questo scenario preannuncia una vera catastrofe per il welfare cinese. Secondo gli autori dell’editoriale, lo spopolamento provocherà una diminuzione dell’offerta di uomini in età militare e pertanto – osservano – «la finestra di opportunità di conquista si sta chiudendo rapidamente, rendendo Pechino più pericolosa che mai».

Le bombe vere della denatalità

Ne deriva allora un ragionamento: la famosa «bomba della popolazione», paventata decenni fa dall’ambientalista statunitense Paul R. Ehrlich nell’omonimo libro pubblicato nel 1968, si è rivelata un mito falso. Piuttosto oggi, stando alle analisi del Catholic News Register, le uniche bombe che rischiano di esplodere sono quelle vere e proprie, ma a causa della crisi demografica e non della sovrappopolazione. «Con l’inverno demografico arriva l’avventurismo straniero», scrivono Morse e Feder. «Gli Stati, in particolare quelli governati da regimi autoritari, saranno tentati di afferrare le popolazioni vicine che sono etnicamente o razzialmente simili a sé».

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