Un tribunale distrettuale di Tokyo ha stabilito il 29 novembre 2025 che il divieto giapponese del matrimonio tra persone dello stesso sesso è costituzionale, sfidando una serie di recenti sentenze pro-LGBT in tutto il paese. Il giudice Ayumi Higashi ha stabilito che l’articolo 24 della Costituzione, che afferma che “Il matrimonio si basa solo sul consenso reciproco di entrambi i sessi”, non si estende alle relazioni omosessuali. La decisione si allinea con una precedente sentenza del tribunale distrettuale di Osaka, segnando la seconda affermazione di questo tipo su 12 casi totali, mentre cinque tribunali superiori hanno ritenuto il divieto incostituzionale, ma hanno emesso solo sentenze simboliche senza invalidare le leggi o concedere risarcimenti.
I querelanti, contestando l’esclusione delle coppie dello stesso sesso dal matrimonio legale, hanno immediatamente annunciato l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Suprema del Giappone, potenzialmente nel 2026. Higashi ha sottolineato che preservare il matrimonio tradizionale tra un uomo e una donna sostiene la crescita dei figli ed è un’interpretazione ragionevole di termini come “marito e moglie” nel diritto di famiglia. Ha esortato i legislatori a discutere eventuali modifiche alla legislazione sul matrimonio tra persone dello stesso sesso attraverso i canali parlamentari piuttosto che per decreto giudiziario.
Il Giappone è tra le poche nazioni sviluppate, tra cui Italia, Corea del Sud e Repubblica Ceca, che non hanno ancora legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La sentenza rappresenta una battuta d’arresto per il movimento LGBT in Asia orientale, in contrasto con la crescente pressione giudiziaria per la riforma. Il nuovo Primo Ministro Sanae Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, eppure sondaggi d’opinione più ampi indicano un forte sostegno sociale: un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che il 70% dei giapponesi sostiene la legalizzazione, il tasso più alto tra le nazioni asiatiche intervistate, alimentando l’attivismo e il contenzioso in corso.













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