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La colpa dei cambiamenti climatici? Delle famiglie numerose

Lo dice un volantino a Cremona. Il sindaco si scusa. Ma un numero crescente di ambientalisti ne è convinto

Federico Cenci di Federico Cenci
07/02/2020
in Scienza
348
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Famiglie in spiaggia - familytreemagazine.com

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Last updated on Febbraio 17th, 2020 at 04:15 am

Oramai per alcuni l’ecologismo è una religione. E come tale ha i suoi precetti da osservare. Sia chiaro, l’attenzione all’ambiente è in alcuni casi realmente utile per ridurre l’inquinamento, ma in altri casi si è di fronte a dettami radicali benché privi di fondamento scientifico. Forse il più oltranzista in assoluto è quello secondo cui bisognerebbe contenere il numero di figli per salvare il pianeta, come per esempio afferma la femminista tedesca Verena Brunschweiger. Ma l’idea secondo cui il vagito di un neonato sarebbe nemico dell’atmosfera è da tempo arrivata anche in Italia. Finanche è giunta su un opuscolo distribuito nel punto informativo Spazio Comune di Cremona e realizzato dall’associazione Filiera Corta Solidale in collaborazione con l’amministrazione municipale. In un passaggio del libretto si elencano «le quattro azioni individuali più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici»: mangiare meno carne rossa, non viaggiare in automobile ed aereo, nonché fare meno figli. A parte l’opinabilità dei diktat contro carne rossa, auto e aerei, appare quanto mai infelice stigmatizzare la procreazione, specie in una fase storica come l’attuale, in cui l’indice di natalità in Italia sembra correre in picchiata verso l’abisso. Il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, si è prontamente scusato, affermando di non avere visto l’opuscolo prima di leggere la notizia. Il primo cittadino cremonese ha quindi affermato: «Quello che è stato scritto è profondamente sbagliato e stupido, grave e non condivisibile. Gli assessori hanno spiegato che è un contenuto estrapolato malissimo da un contesto più generale di uno studio. Verrà ritirato!».

Chi predica la denatalità

Resta da capire quale sarebbe il «contesto più generale» cui allude Galimberti, dal momento che il principio espresso sul volantino è tanto perentorio da sembrare effetto di un’ideologia precisa. Esiste persino un movimento che, nato a Londra, ha attecchito anche nel Belpaese. Si chiama Birthstrikes, «scioperi del parto», e raduna donne che spontaneamente decidono di non procreare in risposta al «prossimo crollo del clima e della civiltà». La guida delle Birthstrikes, tuttavia, che si chiama Blythe Pepino ed è una musicista, tiene a precisare che scopo del movimento non è scoraggiare ad avere figli o condannare chi ne ha già, ma dare un segnale forte alle istituzioni affinché prendano decisioni importanti contro i cambiamenti climatici. Come a dire: non vogliamo mettere figli in questo mondo pieno di catastrofi e inquinamento finché le istituzioni non faranno qualcosa.

Più radicale di loro è il movimento antinatalista Voluntary Human Extinction Movement, nato in Oregon, che professa l’estinzione del genere umano come soluzione ai problemi ambientali del pianeta. Il suo fondatore, Les Knight, afferma in un’intervista al quotidiano britannico The Guardian che sbagliano quelle associazioni ambientaliste che invitano le coppie e fare al massimo due figli: infatti «due sono troppi», dice, e bisognerebbe fermarsi a uno, meglio ancora nessuno. Curioso il parallelo che Knight istituisce: «Oggi la procreazione è l’equivalente morale della vendita di cuccette su una nave che affonda». Ma quante persone la pensano come lui? Sembrerebbe che siano tante, visto che Knight afferma di raccogliere «centinaia di nuovi sostenitori» ogni anno.

Il mito contro la scienza

Eppure il presunto aumento di sostenitori alle tesi antinataliste è inversamente proporzionale alla ricerca scientifica. Uno studio realizzato nel 2017 della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America ha fugato ogni dubbio, come si evince già dal titolo: «La riduzione della popolazione umana non è una soluzione rapida ai problemi ambientali». Il mito della sovrappopolazione come causa di chissà quali sciagure – partorito dalla mente del britannico Thomas Malthus (1766-1834) alla fine del secolo XVIII e foriero fino a oggi di schiere di adepti – è stato sconfessato anche dal The Wall Street Journal nel 2015 e poi dalla rivista Nature nel 2016. Ma l’astro nascente dei Democratici statunitensi, la giovane deputata Alexandria Ocasio-Cordez, icona delle politiche green, si è recentemente chiesta: «Praticamente tutti gli scienziati sono d’accordo sul fatto che le vite dei nostri bambini saranno molto difficili e questo porta i giovani a porsi una domanda legittima, è giusto continuare a fare figli?». Se si guarda alla scienza – quella vera – e non all’ideologia, la risposta non può che essere affermativa.

Tags: denatalitàFamigliafiglimalthusianesimo
Federico Cenci

Federico Cenci

Dal 2013 al 2017 ha lavorato all’agenzia cattolica di stampa Zenit occupandosi di temi sociali e religiosi, bioetica, politiche familiari, nonché politica interna ed internazionale. Ha quindi proseguito l'attività con In Terris, e attualmente con vari giornali e periodici. Nel 2020 ha scritto il romanzo "Berlino Est 2.0 - Appunti tra distopia e realtà"

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