Il Senato ha approvato la proposta di legge costituzionale in novembre, con due terzi dei voti favorevoli. Ora anche la Camera dei deputati ha dato il proprio assenso, in seconda lettura, con maggioranza praticamente assoluta: 468 voti a favore, 1 contrario, 6 astenuti. Così, come titola il Corriere della Sera, «la tutela dell’ambiente e degli animali entra in Costituzione». La realtà è un po’ diversa, come si vedrà.
Innanzitutto si tratta non di una novità assoluta, bensì della modifica di due articoli della Carta costituzionale, cioè l’articolo 9 e il 41.
L’articolo 9 della Costituzione nella sua formulazione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Viene ora aggiunto che la Repubblica italiana «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali». L’articolo 41 invece stabilisce che l’iniziativa economica è libera, però «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» e anche in tal caso nel nuovo testo le finalità ambientali dell’economia si aggiungono a quelle sociali.
Fatti salvi però il dovuto rispetto e la cura che si debbono tanto agli animali quanto all’ambiente, però, «questi aggiornamenti alla Costituzione che a prima vista possono apparire tanto buoni e tanto giusti destano invece qualche preoccupazione», come dichiara ad «iFamNews» il dottor Domenico Airoma, magistrato, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino. Proprio perché è della Costituzione che si tratta, dell’insieme dei valori fondanti dello Stato, che rappresenta un limite all’arbitrio e contemporaneamente un programma, che implicitamente ma non troppo tratteggia il tipo di società e il tipo di cittadino e il tipo di uomo che si va disegnando.
«Elevare al rango costituzionale alcune tutele rende l’animale un soggetto di diritto, ma bisogna intendersi allora sulle priorità», continua il magistrato. «È singolare che la stessa Costituzione che non si ritiene necessario stabilisca l’inviolabilità della vita umana debba contenere invece delle specifiche per quanto attiene agli animali. Qual è allora il programma, il disegno, di cui si parlava?».
Il panorama diviene più chiaro quando si abbina alla modifica dell’articolo 9 quella dell’articolo 41, quando cioè entra in gioco più specificamente l’ambiente e la rappresentazione diviene a tutto tondo. Occorre sottolineare nuovamente che si tratta in entrambi i casi di modifiche ad articoli della Costituzione, non di novità assolute. I Padri costituenti infatti avevano bene in mente tanto gli animali quanto l’ambiente, inteso però come habitat per l’uomo. In entrambi i casi la visione era giustamente antropocentrica, proprio ciò che scandalizza Philip Ball, il celebre autore e divulgatore scientifico britannico, che non si accontenta neppure del disegno di legge attualmente in discussione nel Regno Unito sul benessere degli animali, che li riconosce formalmente come esseri senzienti. Ball lamenta tale antropocentrismo e il fatto che «[…] anche i diritti, diciamo, degli embrioni umani o delle persone in coma incurabile (che si potrebbe sostenere abbiano meno sensitività di uno scimpanzé) sono inquadrati in termini di potenziale per l’esperienza umana».
Ebbene, oggi, invece, grazie alle novità apportate alla Costituzione in Italia si butta alle ortiche l’antropocentrismo e ben venga l’eco-centrismo, in mira perfetta per Agenda 2030. Però, precisa a questo punto Domenico Airoma, «occorre allora essere pronti alle conseguenze: qualora l’uomo e la presenza umana sulla Terra divenissero pregiudizievoli, qualora per esempio “diventassimo troppi”, potrebbero essere perfettamente lecite scelte politiche di limitazione delle nascite imposta per legge».
La Carta costituzionale non è carta straccia e la Costituzione non resta sulla carta, diviene da programma realtà. Sarà meglio starci attenti, o prima o poi «sarà l’uomo a essere incostituzionale».