Si vota, oggi, in Ungheria. Si è tornati alle urne a Budapest e in tutto il Paese, e Viktor Orbán corre per il quarto mandato consecutivo come primo ministro.
In base a quanto riportato sulla stampa internazionale il suo partito, Fidesz, nei sondaggi «[…] segna solo un leggero vantaggio nei confronti dell’alleanza che sostiene lo sfidante Peter Marki-Zay, un conservatore che vuole mettere fine al “potere antidemocratico” di Orbán per riportare l’Ungheria su “una via europea”». Su tutto, poi, spirano i venti della guerra in Ucraina.
Assieme alla votazione per le elezioni parlamentari, però, in Ungheria oggi si vota anche per il referendum che chiede la ratifica popolare della legge con cui si vuole tutelare l’infanzia e dare un freno alla propaganda LGBT+ alla televisione, sui media in generale e soprattutto nelle scuole. Il referendum è stato annunciato in luglio, due settimane dopo che la Commissione Europea ha avviato le procedure che mettono sotto accusa la legge approvata in giugno.
Balázs Hidvéghi, europarlamentare del partito Fidesz, ne ha già spiegato i contenuti a «iFamNews»: «Si tratta di un pacchetto di norme per la protezione dei bambini. Spetta ai genitori decidere come educare i propri figli alla sessualità in linea con le proprie convinzioni. Ed è compito dello Stato garantire che questa priorità educativa dei genitori venga rispettata». Ma il fatto che Budapest affermi che la legge sia finalizzata a difendere i minori non convince Bruxelles, che la considera un attacco ai “diritti” della comunità LGBT+. «Questa legge usa la scusa della protezione dei minori per discriminare persone per il loro orientamento sessuale», ha dichiarato l’estate scorsa la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Il dibattito resta acceso e non è neppure certo che il risultato delle urne sia poi dirimente. Lo sfidante Péter Márki-Zay, sindaco conservatore di una piccola cittadina, uscito da Fidesz nel 2010 proprio per protesta contro la linea di Orban, pare sia pronto in caso di vittoria ad annullare la legge che giudica «omofobica» varata da Orbán e pure a introdurre nella normativa magiara i “matrimoni” fra persone dello stesso sesso. Cattolico, padre di sette figli, Márki-Zay dice di essere contrario al divorzio e all’aborto, eppure ribadisce il proprio sostegno alle leggi che, in Ungheria, ne garantiscono la legalità.