Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:06 pm
C’era una volta il Natale, festa dei bambini. Oggi, in tempo di CoViD-19, non è più così. I piccoli, anzi, sono sovente le vittime predilette delle misure restrittive adottate dai governi per arginare i contagi. Se qui in Italia non sarà loro consentito di vivere la festa in compagnia di nonni, zii e cugini tutti insieme, altrove è persino loro preclusa la sorpresa dello scarto dei regali.
Perth sponsorizza l’e-commerce
Accade a Perth, in Australia occidentale, dove le autorità locali hanno informato i viaggiatori di ritorno che alloggiano negli hotel messi a disposizione per la quarantena: per motivi di sicurezza sanitaria, tutti i regali che dovessero far recapitare a parenti e amici verranno scartati dal personale dell’aeroporto. «Nessun pacco o regalo deve lasciare la stanza di un ospite per la consegna a parenti o amici», si legge nell’ordinanza. «Questo è dovuto a un potenziale rischio di contagio», proseguono le autorità. Di qui il consiglio a «considerare opzioni alternative, come l’acquisto e la consegna online». Come a dire: lasciate pure che i commercianti siano costretti a tirare giù le saracinesche, consumate soltanto attraverso Internet utilizzando la moneta virtuale.
Regole ferree
Si stima che saranno oltre 2mila gli australiani di ritorno a Perth costretti a vivere la festa del Natale reclusi negli hotel adibiti alla quarantena. Il governo locale non sembra essere disposto a concedere deroghe: le richieste di rilascio anticipato non saranno prese in considerazione, poiché, afferma Robyn Lawrence, vicecapo della Sanità, alcuni viaggiatori sono risultati positivi al CoViD-19 anche dopo il 12edodicesimo giorno di quarantena. La regola prevede che chiunque arrivi in Australia occidentale (a parte quanti giungano dagli Stati di Victoria e Nuovo Galles del Sud) debba restare 14 giorni in isolamento in una delle strutture alberghiere predisposte. Una rigidità, questa, a fronte di dati tutt’altro che catastrofici: in Australia occidentale, infatti, il 17 dicembre si contavano 13 casi attivi e 9 decessi totali su oltre 2milioni e 400mila abitanti.
Australia autoritaria
È quindi proporzionato adottare misure così severe per contrastare un virus che finora ha causato modesti problemi sanitari? La questione devono essersela posta in molti, non solo nello Stato dell’Australia occidentale ma anche altrove, sempre nel Paese oceanico. “iFamNews” ha seguito le proteste che si sono susseguite tra agosto e settembre a Victoria, represse in modo deciso dalle autorità. Del resto alquanto duro è apparso – a beneficio di telecamera – l’intervento delle forze dell’ordine a casa di una madre incinta, sempre nello Stato di Victoria. La colpa della giovane donna, arrestata e poi rilasciata su cauzione, è quella di aver organizzato sui social una manifestazione contro il lockdown.
Tetro Babbo Natale
Dall’Australia al Michigan, negli Stati Uniti. Qui la governatrice Gretchen Whitmer ha persino organizzato una diretta web per bambini in cui un uomo travestito da Babbo Natale ha parlato ai piccoli del CoVID-19 (come se non fossero già sufficientemente catechizzati su questo argomento). Questo Santa Claus sui generis li ha esortati ad attenersi a «ciò che il governatore dice a tutte le persone del grande Stato del Michigan». Non solo, ha anche detto loro che questo Natale bisognerà restare a casa e non incontrare nonni, zii e cugini.
«Grande reset» della democrazia?
In questo clima surreale si inserisce il rapporto Global State of Democracy 2020, pubblicato questo mese dall’Istituto per la democrazia e l’assistenza elettorale (International IDEA). Secondo un loro studio, quasi la metà delle democrazie del mondo ha attuato restrizioni ai diritti fondamentali «illegali, sproporzionate, non definite e non necessarie» al contenimento del CoViD-19. L’auspicio è che la pandemia non rappresenti un pretesto per un «grande reset» anche delle nostre libertà fondamentali: questo «regalo» vorremmo tanto evitare di scartarlo.
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