«L-Jus», per la vita dal concepimento alla fine naturale

Dal Centro Studi Rosario Livatino un antidoto scientifico alla retorica bolsa delle vite «non degne di essere vissute»

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Last updated on Febbraio 20th, 2020 at 01:47 am

Il Centro Studi Rosario Livatino (CSL) è animato da un gruppo di giuristi che si occupa di temi riguardanti il diritto alla vita, la famiglia e la libertà religiosa in un’ottica di coerenza con il diritto naturale.  Si è costituito cinque anni fa, nel 2015, e si ispira a Rosario Livatino (1952-1990), celebre magistrato agrigentino ucciso per mano mafiosa nel 1990, del quale è in corso il processo di beatificazione.

Oltre all’organizzazione di workshop periodici dedicati alla più stretta attualità in relazione ai temi che ne costituiscono il centro d’interesse, il CSL offre un sito di informazione e servizio molto attivo, organizza un convegno maggiore all’anno, promuove iniziative culturali e offre relatori qualificati per conferenze e convegni.

Pubblica poi il periodico semestrale L-JUS, che nel fascicolo n. 2 del 2019, ora in distribuzione e scaricabile gratuitamente, ospita le relazioni presentate da tre esponenti del CSL al convegno annuale tenutosi a Roma il 16 novembre 2018 e intitolato La tutela della vita nell’ordinamento giuridico italiano. Sfide, problemi e prospettive posti dai “nuovi diritti”. Arricchiscono poi il fascicolo altri importanti documenti sui temi di precipuo interesse del Centro.

Il volume si apre con il testo della relazione tenuta da Mauro Ronco, professore emerito di Diritto penale nell’Università di Padova e presidente del CSL, dal titolo La tutela della vita nell’ordinamento giuridico italiano. Considerazioni sull’aborto. Il professor Ronco traccia anziutto il profilo storico e costituzionale, riassumendo e analizzando gli aspetti principali della legge 194/78; quindi ragiona con acume sul tema della prevenzione effettiva di quella piaga morale e sociale che è l’aborto; e infine conclude, ribadendo con lucidità cristallina e decisione ferma la necessità di proteggere la vita dal concepimento e al termine naturale, protezione che è base e fondamento della dignità umana tutta.

Tutto il fascicolo è del resto l’ampliamento e l’articolazione di questo unico, fondamentale tema.

Di pregio la riflessione approfondita, svolta da Marianna Orlandi dell’Università di Princeton, alla raccolta di saggi, curato di Pilar Zambrano e di William L. Saunders, Unborn Human Life and Fundamental Rights. Non di meno la nota di Giacomo Rocchi, consigliere della Corte di Cassazione, al decreto del Giudice Tutelare del Tribunale di Roma del 23 settembre 2019 che «ha dichiarato il “non luogo a provvedere” sull’istanza presentata dall’amministratore di sostegno per essere autorizzato a rifiutare le cure o terapie proposte nei confronti dell’amministrato».

Il fil rouge resta quindi intatto con la relazione di Paola Braggion, componente del Consiglio Superiore della Magistratura e socio del CSL, su La tutela della vita nell’ordinamento giuridico italiano. Il ruolo del giudice, e via via per tutti i capitoli a seguire, che toccano il tema della procreazione medicalmente assistita eterologa da parte di coppie dello stesso sesso, questione giuridicamente non ammissibile; della protezione dei minori nel contesto dei tribunali loro dedicati e dei servizi sociali che vi collaborano, alla luce dei recenti fatti di cronaca; nonché delle cure palliative, e della necessità del loro sviluppo e della corretta implementazione.

Si tratta di un testo per addetti ai lavori? Sì, certamente. Perché tocca con dovizia di dati, particolari e approfondimenti, dal punto di vista giuridico, argomenti che gli addetti ai lavori medesimi debbono avere a portata di mano, di pensiero e di penna.

È però anche uno strumento per chiunque “non addetto” volesse, per interesse personale e umano, occuparsi di questi argomenti da un punto di vista oggettivo, di ragione, di diritto naturale, lontanissimo dal quel mainstream diffuso e pervasivo, assolutamente menzognero, che tenta quotidianamente di convincerci che esistano vite «non degne di essere vissute».

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