Last updated on Luglio 24th, 2021 at 10:56 am
Nei regimi il dissenso non è mai stato ammesso. Il clima censorio, infatti, aleggiava pesantemente nella Germania dell’Est ai tempi del comunismo. Il prezzo da pagare per le proprie opinioni eterodosse era molto alto: si poteva finire in prigione o anche (tutto sommato era forse il migliore dei casi) perdere il lavoro. Dalla caduta del Muro di Berlino sono passati più di trent’anni, eppure pare che il licenziamento di chi esprime opinioni sgradite sia una pratica tutt’altro che tramontata. Se ai tempi della DDR il proscritto era chi dubitava del “paradiso comunista”, oggi, in tempi mutati, il proscritto è chi contesta l’ideologia del politicamente corretto.
Intervista incriminata
Zsolt Petry, ungherese, preparatore atletico dei portieri dell’Herta Berlino, squadra di calcio che milita nella Bundesliga, è stato licenziato dopo avere rilasciato un’intervista il 7 aprile al giornale conservatore ungherese Magyar Nemzet. Cosa mai potrà avere detto di tanto improprio? Petry ha semplicemente risposto a una domanda sulla campagna a favore delle coppie omogenitoriali lanciata sui media da Péter Gulácsi, suo connazionale e portiere del Lipsia. «La maggioranza degli ungheresi», ha detto, «non è d’accordo con lui sulle “famiglie arcobaleno”. È per questo che molti lo hanno criticato». Ma Petry ha anche aggiunto: «Dopotutto Péter si è dimostrato fedele ai propri princìpi. Non può e non deve essere condannato per aver espresso un’opinione. Se la gente sia d’accordo o meno con lui è una questione diversa». Come a dire: legittimo che lui si esponga politicamente, ma altrettanto lecito che qualcuno lo contesti.
Europa cristiana? Vietato dirlo
Non è finita qui. Nella parte finale dell’intervista all’ormai ex preparatore dei portieri dell’Herta è stato chiesto se «simpatizzi per i conservatori». Lui ha preso il quesito alla larga, ma poi è arrivato al punto, spiegando che «l’Europa è un continente cristiano», che si dispiace del «degrado morale che dilaga», e che «i liberal» bollano «come razzisti» quanti non considerano l’immigrazione un fenomeno positivo. Infine ha osservato che «l’opinione degli altri è sempre meno tollerata, soprattutto se è un’opinione conservatrice». Fine dell’intervista. Ma anche fine del suo incarico nel celebre club della Bundesliga.
La nota del club
«La dirigenza dell’Hertha BSC ha deciso, in relazione ad alcune dichiarazioni dell’allenatore dei portieri Zsolt Petry in un’intervista al quotidiano ungherese “Magyar Nemzet“, sconosciuto al club, di rilasciare con effetto immediato Zsolt Petry», afferma una nota del club. Del resto, si legge ancora, «l’Hertha BSC ha firmato la “carta della diversità” e, come associazione, è attivamente impegnata in valori come la diversità e la tolleranza, perché questi valori sono importanti per noi. Valori che non si ritrovano nelle dichiarazioni di Zsolt Petry, che ha reso pubblicamente come nostro dipendente».
Herta Berlino modello del «ddl Zan»?
E la vicenda non è finita qui. A favore di Petry è intervenuto il ministro ungherese degli Esteri, Péter Szijjártó, che, in un post su Facebook, ha chiesto alla Commissione Europea se non fosse il caso di intervenire per tutelare la libertà di espressione. «In Germania un uomo è stato licenziato dal suo posto di lavoro per avere espresso la propria opinione sull’immigrazione e sulla famiglia. Dove siete adesso? Quando protestate?», chiede (forse retoricamente) l’esponente del governo magiaro. Non solo. Il Sottosegretario ungherese agli Esteri, Levente Magyar, ha richiamato l’ambasciatore tedesco a Budapest. «La Germania, proprio come l’Ungheria, ha vissuto in prima persona il terrore» contro la libertà d’espressione, «quindi salvaguardare questo diritto fondamentale è nostro dovere morale comune», ha affermato. Chissà cosa ne pensano in Italia i fautori del «ddl Zan».
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