L’eutanasia condivisa di Flick su «Avvenire»

Legiferare in giacca e cravatta per scongiurare la via referendaria di fatto in jeans e maglietta. Un sofisma antico

Avvenire, 14-01-2021

E tutto sbagliato, sin dal principio. Cosa? L’intervista-articolessa che compare su Avvenire di oggi, il quotidiano dei vescovi italiani, a proposito di eutanasia.

Le prime parole della nota di accompagnamento recitano: «Pur nella difficoltà di conciliare diversi valori…». Sì, si stenta a credere ai propri occhi. C’è scritto proprio «conciliare diversi valori». Valori? La morte procurata, il suicidio, l’eutanasia? Da quando Avvenire, i cattolici, i vescovi chiamano il suicidio e l’eutanasia «valori»? Quale conciliazione è mai possibile fra il bene e – dice ripetutamente il magistero, dalle origini a Papa Francesco – il male orrendo del suicidio e dell’eutanasia?

Basterebbe questo per prendere detto giornale e farne una palla. Ma chi lo facesse sarebbe un estremista sconsiderato, inutile e dannoso. Serve invece freddezza e intelligenza per ravvisare la sottile tentazione che si insinua in quelle pagine attraverso una intervista a Giovanni Maria Flick, autorevole giusperito, ex ministro della Giustizia, ex presidente della Corte costituzionale, intervista tanto più pericolosa in quanto impugna la strategia del divide et impera, altro nome del fumo negli occhi.

La tentazione s’insinua adoperando una scusa, variante del “ce lo chiede l’Europa”: legiferare in giacca e cravatta per scongiurare la via referendaria di fatto in jeans e maglietta. Ma è un vuoto a perdere. Flick pretende infatti di approvare l’eutanasia in parlamento per evitare… che la si approvi con un referendum. Forse pensa che siamo tutti sciocchi, ma soprattutto come la pensa Avvenire, il quotidiano dei vescovi cattolici italiani, che lo mette in pagina senza né contraddittorio né par condicio?

L’argomento è del resto un ricamo sull’antico sofisma che, in casi analoghi inerenti i princìpi non negoziabili, pressa sul parlamento, non escludendo nemmeno la gamba tesa, per colmare un presunto vuoto legislativo che danneggerebbe. Manca una legge, cioè, si dice, urge allora premere con la piazza sul parlamento. Flick invece si preme da solo.

Ora, che Flick acceleri così scandalizza poco; insomma, ce lo si aspetta. Scandalizza invece di più e molto che tanti, magari pure trincerandosi dietro un malinteso dialogo, l’equidistanza del né carne né pesce, la conciliazione impossibile e la neutralità sempre pelosa diano fiato all’idea pericolosa che sia meglio sbracare adesso tutti in riga in parlamento per non meno sbracare domani in ordine sparso con la piazza(ta) del referendum. La questione vera però, qualora fosse sfuggito a qualcuno, è che si sta parlando di eutanasia, E-U-T-A-N-A-S-I-A. E di suicidio, S-U-I-C-I-D-I-O. Cioè di dare la morte alle persone. È qui che lo scandalo raggiunge il climax.

Parte grande dello scandalo è del resto il tentativo di arruolare nel serpeggiamento aperturista, attraverso citazioni smozzicate, pezzetti sparsi e frammenti come cocci, persino il Pontefice: lo fa Flick e lo ha fatto ieri La Civiltà Cattolica citando Flick che così può citare La Civiltà Cattolica e finire intervistato su quanto scritto da La Civiltà Cattolica sulle pagine di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, il quale, dimenticandosi per un attimo il dialogo, l’equidistanza e la conciliazione dedica alla giusta reazione indignata di più di 60 realtà della società civile per quel che ha scritto La Civiltà Cattolica, realtà molte delle quali sono cattoliche, spazio zero.

Tu chiamale, se vuoi, soluzioni condivise. Io propendo per proposta indecente. Pornografica.

Pro memoria

Exit mobile version