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L’ennesima presa in giro della Planned Parenthood

Via il nome di Margaret Sanger dagli abortifici, tanto ne restano pratiche e spirito

Marco Respinti di Marco Respinti
23/04/2021
in Editoriali, Vita
157
Reading Time: 3 mins read
0
Margaret Sanger

Margaret Sanger, la fondatrice eugenista e razzista della Planned Parenthood

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Last updated on Giugno 8th, 2021 at 08:57 am

Era stato annunciato l’anno scorso ed è stato fatto in via, diciamo, sperimentale. Ora la cosa viene ratificata e generalizzata. La Planned Parenthood (PP), la più grande multinazionale dell’aborto del mondo, cambia nome ai propri abortifici intitolati all’irlandese Margaret Sanger (1879-1966), ovvero alla sua fondatrice razzista ed eugenista, la quale preferiva abortire e sterilizzare neri e handicappati. Lo ha scritto il presidente e CEO della PP, Alexis McGill Johnson, su una delle “bibbie” del pensiero liberal, il quotidiano The New York Times, poiché negli ultimi anni «il lascito sulla questione razziale» della Sanger «è stata oggetto di dibattito». Visto che la Sanger andava a tenere comizi al Ku Klux Klan, forse che qualcuno possa soltanto morbidamente dire che il lascito di Adolf Hitler sulla questione razziale è stata oggetto di dibattito?

Due righe sotto il presidente della PP erudisce dunque il pupo spiegando i meriti della Sanger, la quale ha dedicato la propria vita a «promuovere il controllo delle nascite onde migliorare la vita delle donne», domandandosi poi: «era razzista o no?».

Per rispondere, la McGill Johnson scrive: «La Sanger parlò alle donne ausiliarie del Ku Klux Klan a un raduno nel New Jersey per promuovere la causa del controllo delle nascite. E anche se poi ha preso le distanze dal movimento eugenista per via della brusca svolta di questo nella direzione del razzismo esplicito, la Sanger ha appoggiato la decisione della Corte Suprema federale nel caso Buck v. Bell del 1927 che permise agli Stati dell’Unione nordamericana di sterilizzare le persone ritenute “inadatte” senza il consenso delle stesse e a volte persino a loro insaputa, cosa, questa, che ha comportato la sterilizzazione di decine di migliaia di persone nel corso del secolo XX». Non so, come la si vuole definire una madame così? Razzista implicita, visto che prese le distanze dal «razzismo esplicito»? Giusto, però, per sapere: queste delicatezze la McGill Johnson le riserva pure a Hitler che della soluzione finale non ha lasciato verbali scritti?

«Le prime prove della pillola per il controllo delle nascite effettuate su esseri umani», continua il presidente della PP, notando che quel progetto «divenne poi la passione della Sanger», «fu condotto con il sostegno della Sanger stessa a Puerto Rico, dove ad almeno 1500 donne non fu detto che quel preparato fosse sperimentale o che dette donne avrebbero potuto patire pericolosi effetti collaterali». Questi distinguo la McGill Johnson li riserva anche a Hitler?

Ma la perla sta nel paragrafo successivo: «Noi non sappiamo cosa avesse in cuore proprio la Sanger, e non c’è bisogno di saperlo per condannarne le scelte pericolose. Ciò che comunque ci resta è una storia di indefessa attenzione alla femminilità bianca. Alla domanda se la nostra fondatrice sia stata razzista o meno non si può rispondere semplicemente con un “sì” o con un “no”. Alla fine dei conti quel che conta è capire pienamente il suo lascito e l’impatto che esso ha esercitato. Alla fine di tutto, ciò che resta è il lavoro venuto dopo». Per questo «la Sanger rimane una parte influente della nostra storia e non ne sarà cancellata».

Il resto dell’articolo è solo bla bla riempitivo come il collagene, e chi vuole può leggerselo da sé. Si rilegga però certamente l’ultimo paio di citazioni. Le traduco. La Sanger era, ovvio, una gran mascalzona, che ha fatto o benedetto o coperto porcherie immani, ma le va perdonato tutto perché, al netto di qualche neo, conta l’industria mostruosa che ha messo in piedi nel mondo intero per eliminare esseri umani innocenti in modo seriale. Per questo è viva e lotta con noi, più la clamorosa zappa sui piedi dell’«indefessa attenzione alla femminilità bianca», le altre donne stavano infatti a zero.

Dunque, ricapitolando. La Sanger è e resta la divinità eccelsa del più grande abortificio mondiale. Siccome qualcuno negli anni ha tolto dalla naftalina le sue strette parentele con tipetti alla Hitler, bisogna proprio che agli abortifici che portano il suo nome venga applicato blush, ombretto e mascara. Se infatti una Jane Roe nera o handicappata volesse abortire il figlio che porta in grembo in un abortificio intitolato a Margaret Sanger, potrebbe anche aggrottare le ciglia. Mentre se entrerà in un abortificio chiamato “Roselline” tutto filerà liscio. Alla domanda se Hitler sia stato razzista o meno non si può del resto mica rispondere semplicemente con un “sì” o con un “no”.

Tags: AbortoPlanned ParenthoodVetrina
Marco Respinti

Marco Respinti

Marco Respinti è stato il direttore di International Family News fino alla fine del 2022.Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal (Mecosta, Michigan), è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal (L’Aia, Paesi Bassi). Membro del Comitato editoriale del periodico The European Conservative e del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief, è direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e, sul web, di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights.

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