Last updated on Febbraio 23rd, 2021 at 10:04 am
Se il problema demografico è ormai questione grave e riconosciuta, in Italia e nel resto del mondo, come “iFamNews” ha più volte indicato, appare in questo momento ben più grave e urgente il problema culturale: ben più grave e urgente di come emerso – ma è solo l’ultima di tante occasioni simili – nella conferenza virtuale «New Generation Italy. Incremento demografico e sviluppo economico», realizzata dalla senatrice Tiziana Drago (Movimento Cinque Stelle) lo scorso 15 gennaio.
La senatrice Drago, laureata in Pedagogia, di professione insegnante nonché madre di quattro figli, afferma con orgoglio di aver presentato un disegno di legge che prevede la compressione di uno o due anni del ciclo dell’istruzione. Questo, spiega, perché il picco della fertilità di una donna è di norma intorno ai 25 anni: sarebbe opportuno dunque contrarre il periodo dedicato agli studi, per permettere alle donne di far figli nell’età adeguata. Dopo l’infelicissima uscita del presidente francese Emmanuel Macron, secondo cui «solo chi non studia fa tanti figli», le madri di famiglie numerose si erano illuse di non aver più da dimostrare che non c’è contraddizione tra il generare figli e avere una istruzione e una cultura anche superiori alla media – come anche “iFamNews” ha testimoniato. E invece no, la senatrice Drago crede davvero che uno dei principali impedimenti alla creazione di una famiglia capace di accogliere figli in tempi “fisiologici” sia la durata del corso di studi, tanto da dover intervenire su questo punto con provvedimenti legislativi.
Perché un ragazzo normale dovrebbe avere figli?
Sconcertante Maria Regina Maroncelli, madre anche lei di quattro figli, presidentessa dell’European Large Families Confederation – ci si aspetterebbe quindi persona ben informata sui fatti – che si domanda «perché un ragazzo normale dovrebbe avere figli se sa che non potrà fare vacanze o comprarsi una macchina adeguata?». Sconcertante non per la domanda in sé, che merita davvero una seria e significativa risposta, ma per la sua retoricità implicita: ovvio che un figlio valga meno della possibilità di andare in vacanza o di comprare un’auto “adeguata” (e bisognerebbe capire cosa sottenda a questo aggettivo).
Impressionante il prosieguo del discorso: «fare figli è un servizio che si fa a tutti, non tutti sono chiamati ad avere figli o ad averne tanti, ma chi ha tanti figli deve essere compensato da chi non ne ha, è una questione di equità molto spiccia». Di nuovo, la scelta semantica compiuta indica un sostrato culturale in sé preoccupante: chi non ha figli è in una condizione più “facile” e ha dunque il dovere di “compensare” chi invece si trova a sostenere il carico di una famiglia più o meno numerosa.
Schiacciate dal carico familiare
Alessandra Moretti, due figli, non fa mancare invece la solita retorica pseudofemminista: «più lavoro alle donne e meno carico familiare […] le donne devono sfondare il tetto di cristallo e devono entrare nelle assemblee legislative». Per evitare che le donne non facciano più figli parrebbe dunque necessario togliere dalle loro spalle il “peso della famiglia” perché possano occuparsi di “prendere il potere”. La cura familiare, insomma, è davvero una condanna a una fatica ingiusta e occorre incentivare le donne a far figli promettendo loro che dovranno poi occuparsene meno possibile, visto che giustamente han da far battaglia coi maschi per accaparrarsi i posti di potere. Anche su questo, “iFamNews” ha già espresso chiaramente il proprio pensiero.
Tocca correggere l’arcivescovo Sheen
Tornano alla mente le parole dell’arcivescovo statunitense Fulton Sheen (1895-1979) riportate recentemente: «Quanto minore sarà il numero di sacrifici richiesti a un uomo, tanto più egli sarà insofferente anche di quei pochi. Ben presto i suoi lussi diventano altrettante necessità, i figli un peso, il suo ego un dio. E allora, se non avremo più eroi nella famiglia, dove troveremo gli eroi in tempo di crisi nazionale? Se un uomo non vuol sopportare i fastidi che danno la moglie e i figli, come tollererà le dure prove dei periodi di emergenza? Solo una nazione che riconosca come aspetti normali della vita l’operosità, i sudori, le difficoltà, il sacrificio, potrà salvarsi, e queste virtù si apprendono anzitutto sotto il tetto familiare».
Purtroppo però si vive in un mondo in cui, anche sotto il tetto familiare, si impara che la famiglia è un peso e chi si sacrifica per essa va “compensato”. Occorre affondare di più, occorre avere il coraggio di dire che nulla può mai impedire di dare alla luce un figlio, il cui valore è incommensurabile a qualsiasi vacanza e oggetto acquistabile col denaro. E occorre, ancora di più, sottolineare che quanto più un uomo (o una donna) cercherà di sottrarsi ai sacrifici, o ai fastidi, che le circostanze della vita portano con sé inevitabilmente, tanto più dovrà affrontare fastidi, sacrifici e fin sofferenza più grandi.
I figli sono una benedizione e occuparsene un privilegio: qualsiasi politica parta da un giudizio diverso da questo sarà inevitabilmente fallimentare. Lo sappiamo bene noi genitori, quando cerchiamo di incentivare il consumo di verdura promettendo un dolce a fine pasto: magari un pezzetto di zucchina finisce anche nello stomaco, ma nessuno dissuaderà mai un figlio dal pensare che mangiare il gelato, invece, è meglio.