Irlanda: medici contro l’eutanasia

Il 67,2% si oppone alla proposta di legge in discussione in parlamento

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Last updated on Luglio 8th, 2021 at 05:55 am

Classe politica contro camici bianchi. Potrebbe essere spiegata con questa contrapposizione l’agenda del Parlamento irlandese per arrivare all’approvazione dell’eutanasia. Lo testimonierebbe uno studio di qualche anno fa pubblicato sull’Irish Medical Journal: soltanto il 14% dei medici intervistati è favorevole all’introduzione dell’eutanasia. Sale invece al 17% la percentuale di quanti sarebbero favorevoli a introdurre il suicidio assistito. La maggioranza dei medici, dunque, continua a essere contro la legalizzazione dell’eutanasia (67,2%) e contro il suicidio assistito (56,3%).

«Morire con dignità»

Nel settembre scorso è giunta nel Parlamento d’Irlanda una proposta di legge, Die with Dignity, «Morire con dignità», il cui obiettivo è legalizzare l’eutanasia e il suicidio assistito per tutti i maggiorenni che soffrono di malattie terminali e lo richiedano espressamente. La proposta sembra avere il supporto dei principali partiti dell’isola. Presentato da Gino Kelly, deputato del partito di estrema sinistra People Before Profit, non specifica cosa si intenda per malattia terminale. Il via libera all’eutanasia sarebbe autorizzato nei confronti di chiunque, si legge nel testo, «potrebbe morire a causa della malattia o delle sue complicazioni». Come inoltre rileva Right to Life News, non è prevista alcuna valutazione psichiatrica o psicologica nei confronti del paziente che abbia espresso la volontà di morire.

Le proteste

Diverse le voci che in questi mesi in Irlanda si sono alzate contro tale proposta di legge. Il Royal College of Physicians of Ireland (RCPI) ha affermato che la proposta, «così com’è, è aperta ad abusi significativi». Si registra inoltre la protesta dei vescovi cattolici e una lettera dell’Associazione irlandese degli specialisti di medicina palliativa (IPMCA) al quotidiano Irish Examiner. Nella missiva i camici bianchi si dicono «preoccupati del fatto che le persone più vulnerabili possano percepirsi come un peso per le proprie famiglie e dunque subire pressioni per porre prematuramente fine alle proprie vite».

La morte: un desiderio transitorio

C’è poi un altro aspetto da considerare: il desiderio di morire è spesso una tentazione transitoria. Un importante studio sull’invecchiamento in Irlanda ha rivelato che quasi tre quarti delle persone sopra i 50 anni che in precedenza avevano espresso il desiderio di morire due anni dopo avevano cambiato idea. Su 8.174 persone over 50 intervistate una prima volta, il 3,5% ha dichiarato di voler morire. Due anni dopo, il 62% di costoro ha abbandonato quella velleità di morte. Utile ricordare a tal proposito quanto avvenuto nel 2014 nei Paesi Bassi: una donna 80enne affetta da Alzheimer e ricoverata in una casa di cura, era stata sottoposta a eutanasia nonostante avesse dato segnali di possibile ripensamento. La questione è finita pure in Tribunale, ma il processo nel 2019 si è concluso con l’assoluzione del medico. Nei Paesi Bassi oggi il 4,2% dei decessi avviene per eutanasia: un pendio scivoloso, che forse i politici irlandesi farebbero bene a guardare.

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