Last updated on Maggio 1st, 2020 at 09:09 am
Protesta ieri mattina in Piazza di San Silvestro, nel cuore di Roma, contro la decisione del governo di prolungare la sospensione delle Messe anche durante la «Fase 2». Si tratta di un fervente cattolico, di un prete? Niente affatto. È Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, già vicepresidente della Camera dei deputati, storico militante radicale. Mascherina sul volto, si è posizionato davanti l’ingresso di una chiesa chiusa e ha recitato un versetto del Vangelo. Protrae l’iniziativa ogni mattina, fin quando le Messe con popolo non verranno di nuovo autorizzate.
Perfettamente in linea con quanto “iFamNews” ha auspicato lunedì, scrivendo: «Ogni buon ateo, laico-laicista, che non si lasci fare la predica da nessuno, dovrebbe sobbalzare sulla sedia. Il provvedimento è contrario infatti alla libertà di culto che è espressione della libertà religiosa sancita dalla Costituzione italiana e con esso il presidente del Consiglio si arroga il diritto di discriminare fra tipologie di cerimonie religiose, decretando a suo giudizio unico e insindacabile che le cerimonie religiose sono meno importanti di altre attività o iniziative alle quali proprio lo stesso dPCM dà il via libera già dal 4 maggio. Gli atei dovrebbero inorridire gridando per le strade che una democrazia non funziona affatto così. Mi verrebbe un’umile-ultima proposta. Ci vediamo domenica tutti in parrocchia alle 10:00 con labari religiosi e striscioni anticlericali?». E il direttore di “iFamNews” non si è messo d’accordo con Giachetti.
La «prudenza» del Papa
Raggiunto telefonicamente da “iFamNews”, Giachetti ha spiegato che «è un’iniziativa mia, solitaria, un gesto di disobbedienza civile a disposizioni in contrasto con i principi costituzionali sulle libertà individuali, tra cui figura anche la libertà di culto». Proprio mentre il deputato di Italia Viva recitava parte del capitolo 22 del Vangelo secondo Matteo, Papa Francesco invitava, durante la consueta omelia della Messa celebrata a Santa Marta, ad avere «prudenza» e ad obbedire alle disposizioni «perché la pandemia non torni». Giachetti spiega di avere «grande rispetto del Papa» e ne interpreta le parole come un modo per «smorzare i toni dopo l’intervento molto deciso della Conferenza Episcopale Italiana domenica sera», in risposta alla conferenza stampa in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha escluso le Messe con la partecipazione dei fedeli. «Ho promosso questa iniziativa», prosegue il deputato, «per denunciare un problema del parlamento e della democrazia. Non penso che sia più possibile che, dopo due mesi, si proceda alla restrizione di libertà costituzionali attraverso un dPCM, senza che il parlamento possa intervenire. Si fosse trattato di un’altra libertà, non di quella di culto, sarei intervenuto ugualmente».
«Morire di carestia non è meglio che morire di pandemia»
Giachetti è recalcitrante, come un po’ tutto il suo partito, al prolungamento del lockdown. «Con questo virus dovremo conviverci», spiega. «In una situazione di tragedia reale, due mesi fa, abbiamo accettato, io con qualche perplessità, che ci fossero sospensioni dei diritti costituzionali. Ma, ora che le condizioni sono meno gravose, non è più pensabile protrarre questo sistema che espropria il parlamento delle proprie competenze e responsabilità». Eppure il Comitato tecnico-scientifico profonde grande cautela. «Se emergono ancora ragioni valide a sospendere i diritti costituzionali in nome della salute, allora questa decisione la deve prendere il parlamento, in modo che ciascun parlamentare possa decidere in autonomia», ribatte Giachetti. «Non dimentichiamo mai», sottolinea, «che la politica non deve limitarsi a fare il copia-incolla di ciò che dicono gli esperti, che fanno il proprio lavoro. Perché la politica deve bilanciare l’esigenza della salute con altre esigenze: morire di carestia non è meglio che morire di pandemia».
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