Last updated on Febbraio 18th, 2021 at 08:31 am
Oggi è il Giorno del ricordo. Si torna a pensare ai massacri compiuti dai partigiani comunisti, agli ordini del despota Josip Broz (1892-1980) detto Tito, nei territori della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, e il tragico esodo di italiani e di italofoni dai territori invasi dai comunisti jugoslavi.
Il colpevole di quel crimine immane è il comunismo. Il comunismo jugoslavo ha travolto jugoslavi non comunisti e non comunisti non jugoslavi incontrati lungo la propria avanzata demolitrice e assassina. Nelle regioni delle foibe i non comunisti parlavano italiano, per i comunisti titini colpa doppia. Ma sarebbe un’illusione ottica ridurre quell’eccidio a scontro fra italiani e slavi. Anzi, sarebbe un favore immeritato fatto ai comunisti jugoslavi. Se il massacro fosse stato causato solo dallo scontro fra italiani e slavi, non ci sarebbero state vittime slave non comuniste assassinate dai partigiani slavi comunisti, non ci sarebbero stati partigiani italiani non comunisti assassinati dai partigiani comunisti italiani e i comunisti italiani non avrebbero spalleggiato i comunisti slavi che massacravano i non comunisti sia slavi sia italiani.
Il colpevole è stato il comunismo. Il comunismo è infatti un’ideologia sbagliata che si fonda su premesse false e che trae conseguenze menzognere, e non è mai stato una buona intenzione finita male. È una perversione e fa male allo spirito. La violenza, l’eliminazione fisica del nemico, la soppressione degli innocenti e il genocidio sono strumenti ineliminabili della sua dialettica al pari della bugia.
Sì, ho usato ancora una volta la parola tabù «genocidio». Il «genocidio» è l’eliminazione sistematica di parti di umanità identificate come macchie da purgare in ragione di un loro tratto distintivo: identitario per esse, le vittime, e marchio di infamia per i loro carnefici. Oggi sappiamo anche che è genocidio l’annientamento sistematico di una cultura, ancora prima dello sterminio fisico, nel tentativo di cancellare per sempre quel suo quid particolare che fa sì che una famiglia umana (una delle famiglie etniche, fatta di famiglie matrimoniali, di cui si compone la famiglia genere umano) sia distinguibile da un’altra, del resto mero prodromo al pogrom.
Ebbene in Venezia Giulia, nel Quarnaro e in Dalmazia vivevano famiglie umane identificate dai comunisti in ragione del loro essere non comuniste, dunque sterminate come tali. In Venezia Giulia, nel Quarnaro e in Dalmazia vivevano gruppi umani non comunisti che parlavano italiano e sterminati come tali dai partigiani slavi con il benestare dei comunisti italiani nel momento in cui il comunismo slavo è riuscito a imporre l’equazione meccanica italiano e italofono uguale oppositore del comunismo titino, tale per cui se un italiano e un italofono abitante in quelle regioni non fosse stato non comunista sarebbe stato percepito come nemico da abbattere comunque, perché la generalizzazione funzionale all’avanzata del comunismo lo esigeva.
Sì, fu genocidio: il genocidio “caldo” come sterminio sistematico fisico di famiglie umane identificate da tratti culturali distintivi (il non essere comunisti) e il genocidio “freddo” della cacciata di famiglie umane identificate da tratti culturali distintivi (l’equazione meccanica italiano e italofono uguale oppositore del comunismo titino) per ottenere la pulizia etnica.
Il genocidio delle foibe, la cacciata degli italiani e degli italofoni e il massacro dei non comunisti italiani e slavi orditi e operati dal comunismo titino sono stati negati, taciuti e mascherati troppo a lungo. Le forze culturalmente egemoni del comunismo hanno persino cercato di addossarne la colpa ad altri: stesso copione del massacro di Katyn’, in Polonia, fra aprile e maggio 1940, e strumentalizzazione della Shoah per chiamarsi fuori.
La Shoah grida «Mai più», ma non è mai andata così. Come può l’uomo smettere di sterminare intere famiglie etniche se continua a ritenere un “diritto” lo sterminio dell’intera famiglia genere umano attraverso quel genocidio supremo, quell’antropocidio che è l’aborto?
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