In Francia sempre più giovani si pentono di avere cambiato sesso

Moda, imitazione, superficialità. Ideologia, denaro: gli ingredienti sicuri per una polpetta avvelenata. L’allarme dell’Accademia della Medicina

transessualismo

Image form Pixabay

In Francia l’Accademia della Medicina chiede prudenza rispetto alla moda del “transgenderismo facile”. Il numero dei francesi che si pentono di avere effettuato una «transizione sessuale» sta infatti crescendo, afferma l’Accademia stessa con un’analisi resa nota a fine febbraio e rilanciata ora dal quotidiano Le Parisien. L’assise sottolinea, infatti, che il «rischio di diagnosi esagerate è reale, come evidenziato dal numero crescente numero di giovani adulti transgender che desiderano tornare indietro». È quindi consigliabile «prolungare il più possibile la fase di attenzione psicologica».

In un rapporto sull’argomento, presentato al ministero della Salute in gennaio, il Fondo nazionale di assicurazione malattia ha stimato che il numero di persone ricoverate ogni anno nella categoria «malattia di lunga durata» per «trans-identità» è cresciuto di dieci volte tra il 2010 e il 2020. Il fenomeno colpirebbe di più i giovani: quasi il 70% dei richiedenti ha un’età compresa fra i 18 e i 35 anni. Nel restante 30% alcuni sono minorenni. E «il numero di minori che hanno voluto cambiare sesso è aumentato di venti volte nello stesso periodo», sottolinea Arnaud Alessandrin, sociologo nell’Università di Bordeaux specializzato in «trans-identità» intervistato dal quotidiano parigino.

Le persone che vogliono tornare indietro possono essere classificate in due categorie, dice lo studioso. «Ci sono le persone che sono state operate da maggiorenni, sono state oggetto di diagnosi esagerata e ora se ne pentono. Sono tra l’1 e il 2% della popolazione trans. Poi ci sono le persone più giovani che hanno subito un trattamento ormonale», anche in questo caso numerose, afferma il sociologo.

Tra le adolescenti che scelgono di tornare indietro, «ci si rende conto che spesso vi era un’altra patologia precedente alla transizione, come l’anoressia, la bulimia o l’autismo», dichiara a Le Parisien la ginecologa Nicole Athea, che si domanda: «Cosa si può decidere quando si hanno 15 anni, in una situazione di sofferenza psicologica e spesso sotto l’influenza dell’ideologia?».

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