Last updated on Maggio 15th, 2020 at 11:17 am
Una nuova legge approvata dal Bundestag ha vietato il counseling per i minorenni che vivano con disagio l’attrazione verso persone del proprio sesso, accomunando ogni intervento sotto l’etichetta generica di “terapia riparativa”.
Ovviamente la legge prevede che chiunque costringa, minacci o inganni un giovane per spingerlo a una “inversione di attrazione” venga giustamente punito con una pena che può arrivare fino a un anno di carcere o a una multa di 30mila euro. Il problema è però che anche il ricorso volontario al counseling da parte di un giovane che voglia liberarsi da un’attrazione sessuale che non desidera viene trattato alla stregua degli abusi, penalizzando il counseling autentico.
Secondo il ministro della Sanità tedesco, Jens Spahn, della CDU, poiché l’omosessualità non è una malattia, «il termine terapia è […] fuorviante». Il ministro ritiene infatti che qualsiasi tipo di trattamento sia causa di pesanti sofferenze fisiche e mentali. «Dove non vi è malattia, non vi è necessità di terapia», afferma Spahn, aggiungendo come la legge renda chiaro un principio: «accettiamo tutti così come sono».
Ma il divieto imposto dalla nuova legge si spinge oltre la messa fuorilegge di pratiche che causino sofferenze fisiche o psicologiche: limita infatti anche la scelta autonoma dei giovani di ricorrere al counseling, rendendo i loro genitori perseguibili dalla legge. Qualsiasi genitore che aiuti insomma un figlio a cercar di contrastare un’attrazione sessuale indesiderata verrà considerato inadempiente del «dovere di crescere un figlio». «Chiunque sottoponga i propri figli a pericolosi tentativi di inversione della polarità viola il dovere di prendersi cura di loro che gli compete, senza se e senza ma», commenta Jens Brandenburg, del Partito Liberale Democratico.
È insomma una grande vittoria per la lobby gay, che viola non solo il diritto dei genitori di educare i figli, ma anche la libertà religiosa: in base alla nuova legge, per esempio, chi per contrastare certe tendenze si affidasse anche alla preghiera verrò considerato «pericoloso» così come illegali verranno giudicati i «tentativi di invertire quell’attrazione». E la nuova legge dichiara pure esplicitamente che il «danno» provocato dalle «terapie riparative» non «può essere giustificato dal principio della libertà di esercizio della professione e di cura o dalla libertà religiosa».
La lobby LGBT si è del resto data gran da fare per far sì che l’espressione «terapia riparativa» avesse, sul piano giuridico, legale, l’estensione più ampia possibile. Anche un’educazione decisamente improntata a certi criteri morali potrebbe quindi essere ritenuta punibile: psicologi o psicoterapeuti, per esempio, che, in base a una certa impostazione religiosa, stigmatizzassero l’aspetto etico e persino i pericoli insiti nel comportamento omosessuale potrebbero essere perseguiti.
E mentre è ovvio che l’abuso reale da parte di un genitore ai danni di bambini con tendenze omosessuali debba essere condannato, la legge tedesca finisce evidentemente per colpire anche quei genitori che invece si prendono davvero cura dei figli. La nuova legge lascia infatti loro poche chance di contrastare la propaganda che, per volontà della lobby gay, viene insegnata nelle scuole a proposito delle inibizioni sessuali e della condiscendenza verso qualsivoglia desiderio sessuale, e questo anche se il credo dei loro genitori imponga una morale sessuale diversa.
Gli adulti che, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, desiderino intervenire sui propri istinti sessuali oggi possono ancora legalmente farlo. Ma l’Associazione tedesca delle lesbiche e dei gay (ATLG) ha già annunciato che si adopererà per ampliare la legge. L’ATLG, in questo appoggiata dai Verdi, mira infatti a far dichiarare illegale ogni “terapia riparativa”, senza eccezioni e a qualsiasi età questa intervenga. Ulle Schauws, portavoce per le “politiche queer” (sì, la dizione tecnica è proprio questa) ha già formulato una richiesta in tal senso.
Allo stesso tempo, la legge tace invece completamente sul pericolo che bambini e adolescenti corrono a causa del fuoco di fila cui la propaganda sessuale attiva nelle scuole li sottopone. Per anni il gender, la “diversità sessuale” e il transessualismo sono stati inseriti nei programmi scolastici di quasi tutti i Länder tedeschi, talvolta persino con contenuti estremamente espliciti e ideologici. Niente da dire, cioè sugli effetti che questa “educazione sessuale” altamente politicizzata provoca sulle menti dei giovani, per non parlare della sessualizzazione precoce dei bambini che induce? Ai genitori è già stato negato il diritto di svolgere un ruolo primario nell’intera questione: ora, con questa legge, li si priva anche della possibilità di reagire alla propaganda.
La sessualità nelle scuole viene presentata esclusivamente come fonte di piacere e di energia, e questo sin dalla tenera età. Nel 2015 una serie di sussidi scolastici chiamati “Vera diversità sotto l’arcobaleno” ha dovuto essere ritirata perché «non adatta per le scuole»: in quel caso le proteste di un genitore hanno avuto effetto.
Ma adesso è praticamente inevitabile che, con l’approvazione della nuova legge, i bambini divengano prede ancora più facili degli ideologi e di chi sostiene posizioni radicali in ambito sessuale. Per i genitori sarà cioè ancora più difficile educare i bambini nell’ottica di una sessualità completa e naturale, accompagnandoli attraverso le fasi incerte o insicure della loro vita.
L’entrata in vigore della legge è prevista a metà anno.
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