Il portale di informazione Newsmax riferisce una gran bella notizia: Kristi Noem, del Partito Repubblicano degli Stati Uniti d’America, governatore del South Dakota, in un’intervista rilasciata all’emittente televisiva Fox News annuncia che, nel corso dell’anno, presenterà un disegno di legge contro l’aborto in relazione alla rilevazione del battito cardiaco fetale, quello che gli statunitensi chiamano «Heartbeat bill». Leggi così prevedono che dal momento in cui si possa rilevare, nel corso di una ecografia, il battito cardiaco del bambino nel grembo materno, non sia più possibile procedere con l’aborto.
Nell’intervista la Noem, che già l’anno scorso ha ottenuto da Repubblicani e Democratici assieme l’approvazione del disegno di legge che protegge dall’aborto i bambini affetti da sindrome di Down, afferma che il 71% dei cittadini statunitensi ritiene che per l’aborto dovrebbero esistere «restrizioni valide».
«La scienza», aggiunge il governatore, «dimostra che la vita inizia al concepimento e il disegno di legge che presenterò quest’anno nell’assemblea legislativa dice che, una volta rilevato il battito cardiaco, per la gente l’aborto smette di essere una opzione, cioè che quei bambini vanno protetti».
L’esempio del Texas
Osteggiato dall’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e avversato come ovvio, con una dichiarazione online, da Sarah Stoesz, presidente e CEO di Planned Parenthood North Central States, il disegno di legge allo studio si inserisce nel solco della normativa salvavita approvata in Texas e prevede una sanzione pari a 10mila dollari statunitensi per chi praticasse aborti dopo la rilevazione del battito cardiaco del nascituro, abitualmente intorno alla sesta settimana di vita nel grembo, anche nel caso in cui la gravidanza derivasse da stupro o da incesto.
È questa la strada, come dimostra la cronaca recente, per evitare che la Corte Suprema federale possa eventualmente annullare, su denuncia dei sostenitori dell’aborto, gli effetti di un «Heartbeat bill» impugnando la famigerata sentenza Roe vs. Wade, che nel 1973 ha reso l’interruzione di gravidanza non illegale negli Stati Uniti e dato altrove il proprio mortifero esempio: invece di chiedere al governo di far rispettare la legge, cioè, i privati cittadini potranno citare in giudizio i “fornitori” di aborto o chiunque aiuti la donna ad abortire, facendo sì che venga comminata la multa stabilita. Fine dei lauti guadagni per gli “abortifici” in stile Planned Parenthood, insomma.
Gli altri Stati
La proposta della Noem si inserisce inoltre in un altro solco, quello di tutti gli Stati dell’Unione che all’inizio dell’anno hanno spinto «iFam News» a brindare alla vita: «Al 1° dicembre 2021, dice infatti il Guttmacher [Institute], sono state approvate ben 106 restrizioni in 19 diversi Stati […], a partire dalla benemerita legge salvavita del Texas, […]: per la prima volta in assoluto negli Stati Uniti sono state approvate più di 100 leggi a favore della vita in un solo anno solare». Con la speranza di continuare così.