71 anni fa, nel 1951, ventidue bambini groenlandesi di etnia inuit di età compresa fra i 5 e i 9 anni sono stati sottratti alle famiglie e inviati in Danimarca per vivere come piccoli danesi, essere educati e istruiti in buone scuole, costituire la classe dirigente della Groenlandia del futuro. La Groenlandia all’epoca era una colonia danese e i bambini facevano parte di un esperimento sociale che, miseramente quanto ovviamente, fallì.
Si trattava di un progetto ambizioso, gestito dall’organizzazione Save the Children, i cui ideatori pensavano erroneamente che sottrarre i bambini alle famiglie d’origine, ritenute disfunzionali perché spesso monogenitoriali, povere, talora emarginate, costituisse per i piccoli un’ancora di salvezza. Trasferiti in Danimarca, vi rimasero un paio d’anni, per essere poi rispediti in patria senza però tornare a casa, ma destinati all’orfanotrofio.
Il dolore, la sensazione di rifiuto e di allontanamento da parte delle famiglie e del villaggio che spesso cooperava alla crescita dei piccoli, lo sradicamento dalla cultura groenlandese e dalla vita quotidiana cui erano abituati, tutto ha contribuito a rendere questi ventidue bambini, una volta adulti, persone con gravi problemi. Malattie mentali, depressione, dipendenze e abuso di sostanze. Il governo groenlandese si è scusato ufficialmente con loro ma, ovviamente, le scuse servono a poco. Solo in età adulta, per altro, è stata raccontata loro la verità e i dettagli del progetto cui erano stati destinati inconsapevolmente e spesso senza che le famiglie capissero interamente la questione.
Alcuni di loro, tramite gli uffici dell’avvocato Mads Krøger Pramming, a dicembre hanno presentato una richiesta di risarcimento presso il tribunale distrettuale di Copenaghen di 250.000 corone ciascuno, pari a circa 38mila dollari statunitensi.
I sei sopravvissuti accusano lo Stato danese di agire «[…] in violazione dell’attuale legge danese e dei diritti umani, compreso il diritto dei querelanti alla vita privata e familiare ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)». Le vite di tutti loro sono state irrimediabilmente rovinate dall’allontanamento dalla famiglia d’origine.