Last updated on Ottobre 28th, 2021 at 05:32 am
Impegnarsi in progetti di ambito economico ispirati ai valori cattolici. È con questo spirito che nasce l’Associazione Commercialisti Cattolici. Lo spiega in un’intervista ad «iFamNews» il presidente, Marcella Caradonna. Economia sostenibile, fisco, welfare familiare: diversi i temi affrontati.
Dott.ssa Caradonna, com’è nata l’idea di costituire questa Associazione?
L’economia e la finanza – è sotto l’occhio di tutti – possono condizionare in modo sostanziale la vita delle persone ed è fondamentale che esse siano considerate solo strumenti volti a una crescita della persona e non il contrario. Il Santo Padre ha, spesso, richiamato l’importanza di dare un senso etico alla gestione economica finanziaria. Non si tratta, ovviamente, di demonizzare l’economia e chi vi lavora a vario titolo, ma di sensibilizzare verso un utilizzo delle risorse disponibili che conduca a una società civile più solidale attraverso il miglioramento delle condizioni di tutti.
Quale ruolo potete svolgere voi commercialisti in questo senso?
Noi commercialisti possiamo svolgere in sinergia con le altre professioni, e con tutti coloro che sono impegnati nel sociale, un ruolo importante sulle tematiche etiche che la professione incontra e possiamo, da laici, offrire supporto anche alla Chiesa Cattolica e alla comunità a livello sia territoriale sia nazionale. L’associazione è nata proprio dalla volontà di creare una rete concreta fra colleghi che condividano questi valori e che sentano su sé l’esigenza e la responsabilità di farsi testimoni attivi della parola di Cristo, organizzando anche momenti di riflessione e di ascolto, dialogando con le istituzioni, elaborando proposte, offrendo un contributo fattivo alla società e molto altro ancora.
Sono tanti i commercialisti che chiedono di associarsi alla vostra realtà?
La crescita è esponenziale. Ormai siamo a 12 delegazioni in tutta Italia. È la testimonianza che la nostra organizzazione risponde a una esigenza sentita.
Svolgete azioni di supporto anche al singolo cliente?
No, svolgiamo soltanto iniziative organizzate che poi supportano la comunità in sinergia con altre associazioni.
Qualche esempio?
Siamo per esempio parte di una federazione che, coerentemente con la legislazione vigente, organizza una rete di centri in cui le persone che soffrano per un eccesso di debiti possono rivolgersi e ottenere aiuto per uscire da queste situazioni difficili. Ancora, in altro ambito, stiamo avviando iniziative volte a creare strumenti che possano aiutare da un lato le famiglie in difficoltà a non perdere la casa in cui abitano, dall’altro gli artigiani e le piccole imprese a gestire i rapporti con le banche. In più stiamo analizzando alcune normative che riteniamo creino problemi di ingiustizia sociale al fine di proporne alla politica eventuali modifiche. In questo momento di riforme siamo molto attenti ai cambiamenti che riteniamo essere non coerenti con i valori che ci sforziamo di promuovere onde offrire, in modo costruttivo, proposte migliorative. Oltre a questo, per citare qualche altra iniziativa, abbiamo organizzato diversi eventi di orientamento ai genitori di bambini affetti da autismo per spiegare tutte le agevolazioni di cui possono usufruire o sulla violenza economica subita dalle donne e, ancora, sulle forme di contrasto all’usura, fenomeno che tra l’altro è drammatica in crescita.
Quali peculiarità possiede un commercialista cattolico?
Il commercialista cattolico non è un professionista diverso dagli altri, ma nello svolgere il proprio lavoro vuole porre ancora più attenzione alla persona, al suo interesse come individuo e, facendolo, ci mette il cuore. È un modo di essere specifico dettato dalla fede.
Sul tema del fisco cosa ritiene debba essere fatto?
Il tema è molto complesso poiché va sempre ricordato che quanto i singoli pagano è di supporto alla comunità. Però in questo contesto di grande difficoltà economica le criticità presenti nel nostro sistema fiscale hanno acuito la distanza fra il cittadino e lo Stato – percepito come vessatorio – e questo non va assolutamente bene. In concreto, il primo aspetto che andrebbe affrontato nella stesura della riforma fiscale è l’obbligo del rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente che, a oggi, è frequentemente disatteso. Il rapporto fisco/contribuente deve cioè basarsi su princìpi di trasparenza, semplicità e correttezza. Purtroppo, ripeto, non sempre è così.
Che idea si è fatta dell’assegno unico universale? È la vera svolta tanto attesa?
È un passo avanti, ma vi è ancora molto da fare. Anche nel recente documento del Governo, che indica le linee guida della riforma, si è affrontato il tema della famiglia, ma poi si è scelto di proseguire su un modello che considera la fiscalità del singolo individuo. Ritengo che sarebbe utile, pur rispettando questa impostazione, riordinare tutti gli interventi a favore dei nuclei familiari in un quadro organico, perché oggi vi invece una dispersione grande e, spesso, le famiglie non usufruiscono delle agevolazioni semplicemente perché non le conoscono. Un altro tema di assoluta rilevanza è la ridefinizione dell’ISEE, che oggi non appare idoneo alle verifiche per le quali è stato adottato. Non parliamo poi della normativa condominiale, che porta interi nuclei familiari a vedere la propria casa venduta all’asta per poche migliaia di euro: è un altro tema che andrebbe affrontato con priorità. Di temi, insomma, ce ne sono tantissimi – anche più tecnici – ed è anche per questo che l’associazione è nata. Perché, da cattolici, riteniamo non ci sia consentito vedere le cose solo dalla finestra.
Commenti su questo articolo