Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:05 pm
La casa circondata da manifestanti, il giardino invaso da sconosciuti, ombre che si muovono dietro le finestre, grida, insulti, pugni contro la porta d’ingresso. È questo l’incubo che ha vissuto lunedì notte Erin Morrow, la moglie del senatore Repubblicano Josh Hawley, critico dell’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 3 novembre 2020. Secondo gli Antifa, infatti, adesso è questa la colpa più grande. La donna si trovava in casa assieme alla figlia appena nata, che non può ancora viaggiare, e improvvisamente è piombata nell’incubo.
L’attacco Antifa
È sera tardi, le strade del quartiere sono buie e deserte per le restrizioni anti-CoVid-19. Un gruppo di persone avanza verso la villa del senatore, si tratta di una rappresentanza degli Shot Down DC, realtà che raccoglie anarchici e antifascisti, impaziente di offrire al senatore Repubblicano una lezione di democrazia. I manifestanti circondano la casa, accendono candele, lanciano copie della Costituzione verso la porta. Poi si avvicinano e iniziano a bussare. Erin Morrow non si fa intimidire, apre la porta e chiede loro di andarsene: iniziano così grida, insulti e minacce.
I vicini accorrono in aiuto della donna, ma vengono respinti in malo modo dai manifestanti. Ci sono le restrizioni anti-coronavirus, c’è la violazione della proprietà privata, eppure le forze dell’ordine non si vedono. Gli antifascisti invadono il giardino, calpestano le aiuole, prendono a pugni la porta. In casa c’è una donna sola con la figlia neonata, ma niente rallenta la loro furia. Dopo aver danneggiato il giardino e aver generato il panico nella casa e in quelle dei vicini, i manifestanti spariscono nel buio.
La giustificazione vigliacca
Il senatore, immediatamente avvertito dell’accaduto, scrive un tweet: «Stasera, mentre ero nel Missouri, i fessi Antifa sono venuti a casa nostra a Washington e hanno minacciato mia moglie e mia figlia appena nata, che non possono viaggiare. Hanno gridato minacce, vandalizzato e hanno cercato di aprire la nostra porta con un pugno. Sia chiaro: io e la mia famiglia non saremo intimiditi dalla violenza di sinistra».
Parole alle quali hanno immediatamente risposto gli antifascisti, twittando: «Era una veglia a lume di candela, fiocco di neve. E la tua casa non è a Washington, è in un sobborgo a 30 minuti dal distretto. Dovresti rappresentare il Missouri in Senato. Perché hai trasferito la tua residenza principale nei sobborghi della Virginia?».
E via poi con una lunga serie di altri tweet con la quale ribadiscono di essere antifascisti (e provocano il senatore mettendo in dubbio che sia contro ogni forma di fascismo), di aver semplicemente cantato canzoni, di aver posato («solo un gruppetto di manifestanti») le copie della Costituzione davanti alla porta. Peccato che la moglie e i vicini accorsi in strada raccontino una versione completamente diversa, il cui clima è confermato anche da alcuni video che iniziano a circolare in rete in queste ore.
Ritorna lo squadrismo?
Chissà se gli antifascisti americani, spesso giovani provenienti dalle migliori università del Paese, hanno mai studiato il fenomeno dello squadrismo o dei Fasci italiani di combattimento. Gruppi di militanti fascisti che si muovevano nelle città, spesso con il favore delle tenebre, diffondendo il terrore per raggiungere con la violenza quel consenso tanto bramato. Al tempo venivano messe a soqquadro le redazioni dei giornali considerati scomodi, le tipografie, le camere del lavoro. O sposavi la causa fascista o le intimidazioni colpivano te e le persone a te più care fino allo sfinimento. Tempi orribili, che ci si era illusi di conoscere solo attraverso le pagine di un libro di storia.
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