Last updated on Novembre 6th, 2021 at 01:54 pm
«Siamo a conoscenza del dibattito sul disegno di legge a livello nazionale, ma come al solito non commentiamo progetti di legge (o in questo caso un disegno di legge che non è stato approvato), tuttavia ripetiamo che la Commissione europea è pienamente impegnata ad affrontare la discriminazione, l’incitamento all’odio e i crimini ispirati dall’odio». Lo ha detto a La Presse il portavoce della Commissione europea per i temi dell’uguaglianza, Christian Wigand, commentando la bocciatura del «Ddl Zan».
Il «noi» maiestatico è insopportabile, ma quello dei superiori più o meno occulti è inquietante.
Qui «noi» sta evidentemente per «la Commissione», ma è ovvio che vi sia un mondo intero stizzito per la sconfitta della legge liberticida italiana.
«Qualsiasi forma di incitamento all’odio e reato d’odio, per motivi di razza, religione, genere o sessualità», ha aggiunto Wigand, «non ha posto nella nostra Unione e, come forse ricorderete, la Commissione sta anche lavorando a una proposta per estendere l’elenco dei reati europei per includere tutte le forme di reato d’odio e incitamento all’odio. Abbiamo una posizione chiara sulla non discriminazione e ci battiamo per un’Unione in cui ognuno possa essere chi è, come ha affermato la presidente von der Leyen».
L’11 novembre 2020, la Commissione europea ha adottato la Strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025 e il messaggio è chiaro. Se uno fosse malevolo, lo definirebbe persino intimidatorio.
Forse che il «noi» stia pensando di imporre così un «Ddl Zan» di dimensione continentale che zittisca tutti una volta per sempre?