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I pony rosa neomarxisti di openDemocracy contro la famiglia

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I pony rosa neomarxisti di openDemocracy contro la famiglia

Un articolo-manifesto del network di George Soros attira i giovani predicando una felicità immaginaria priva di obblighi, crisi e debiti. E di scopi

Olga Kukhtenkova di Olga Kukhtenkova
02/05/2022
in Famiglia, In evidenza
918
Reading Time: 5 mins read
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I pony rosa neomarxisti di openDemocracy contro la famiglia
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La contestazione dei valori tradizionali, della fede religiosa e della famiglia naturale da parte del femminismo radicale non si presenta sempre necessariamente nella forma di un’aggressione contro i luoghi di culto, di un pogrom o di un’azione violenta. Il più delle volte l’attacco è infatti indiretto. Si usa il linguaggio, con tono accorato, del “valore di ogni scelta”, si toccano corde dolorose, si avvolgono idee di tipo fascistico e neomarxistico nello zucchero filato della “comprensione” e della “simpateticità”, e così, mattone dopo mattone, di sgretolano i valori, la moralità e il senso etico del dovere.

Un trucco diabolico perfettamente subdolo, ma su scala tanto vasta e in modo tanto sofisticato come oggi il giochino non era mai riuscito. I difensori della famiglia naturale si trovano così a dover fronteggiare una mancanza profonda di comprensione delle loro ragioni da parte del pubblico in senso lato, passando per lo più come soggetti armati che combattono contro pony rosa. Ma in realtà, sotto l’immagine graziosa, questi “pony” nascondono armi capaci di distruggere tutto quanto ci è caro, compresi tutti coloro che adesso pensano che noi si stia solo esagerando.

Si consideri, per esempio, l’articolo pubblicato sul portale Internet di openDemocracy, braccio operativo delle strategie di George Soros, non esattemente un amico della famiglia naturale. «iFamNews» ha già più volte segnalato le offensive di openDemocracy e del mondo sorosiano, ma questo nuovo articolo, firmato da Sofa Saio Gradin e intitolato Non è necessario essere parenti per essere famiglia, è un manifesto ideologico importante.

Certo, è vero, non è necessario esserne parente per sostenere una persona. Vi sono numerose realtà umane che, al proprio interno, danno vita a relazioni di tipo familiare: il villaggio, il clan o la comunità parrocchiale e il monastero. Senza il sostegno reciproco, qualsiasi tipo di comunità umana va in pezzi e vale lo stesso nei gruppo di lavoro, che so, di tipo turistico o in un club di persone accomunate da un hobby, oppure in un gruppo musicale. E, naturalmente, una persona che non abbia la possibilità di dare vita a una famiglia naturale può dare vita a una micro-comunità di amici o di vicini che gli consentano di non sentirsi sola o minacciata.

Tutti comprendono il valore dell’amicizia. Tutti i bambini e tutti gli adulti sognano di avere un amico buono e leale, e per questo apprezzano profondamente gli amici che la vita gli ha fatto incontrare. A volte si discute su chi ci capisca meglio: un amico o un coniuge, una fidanzata oppure una madre, addirittura ci si domanda se un coniuge o un genitore possano essere un buon amico o no. Ma, ciò detto, a chi verrebbe in mente di dire che l’amicizia sostituisce la famiglia?

In realtà questa è solo l’ennesima idea “innocua” introdotta nella cultura attuale per far sì che i giovani perdano il desiderio di dare vita a una famiglia nuova. Forte dell’ottimismo tipico, della lievità e dalla socievolezza tipica dei giovani, c’è chi vorrebbe far credere al mondo che le comunità di natura amicale siano la medesima cosa della famiglia, anzi persino meglio. In comunità di quel tipo ovviamente le relazioni sessuali non comportano alcuna responsabilità. Creare relazioni temporanee senza impegnarsi nel matrimonio quindi nei figli è considerato ottimo.

Ora, nel’articolo di openDemocracy si dice:

  • «Mentre le famiglie “vere” passano i fine settimana all’IKEA o a passeggiare nei parchi, io sono in un club a ballare Whitney Houston con la mia o a una riunione anarchica o a una giornata di pulizia comunitaria a favore del centro sociale locale».
  • «Nel Nord Europa, dove vivo, famiglia significa solitamente matrimonio, figli e mutuo. Ma negli anni della mia adolescenza ho deciso che questo non faceva per me. Ho così deciso di rinunciare alla “femminilità” per uscire dal sistema patriarcale dei due generi, che nel mio caso ha significato anche rinunciare all’idea tradizionale di famiglia».
  • «L’unico membro della famiglia è da sempre la mia sorella biologica, e il fatto di non essere sicura che il mio assetto familiare attuale sia esattamente lo stesso per il resto della mia vita è sia un bene sia un male».
  • «A differenza di molte mogli nelle relazioni tradizionali, io e i miei fratelli possiamo rinunciare se abbiamo una brutta giornata e tornare il giorno dopo».

Campionature, queste, da un articolo che in ogni singolo paragrafo descrive la famiglia come un male.

Sì, openDemocracy promuove apertamente modelli sociali neomarxisti, sottolineando che famiglia significa solo oppressione delle donne e che quindi dovrebbe essere sostituita completamente come base della società da strutture simili a delle comuni. Lo stesso modello, cioè, che persino l’Unione Sovietica ha tempo fa rigettato, constatandone la distruttività pratica, ma che invece sono state giudicate favorevolmente dal mondo LGBT+, di cui peraltro Sofa Saio Gradin fa parte.

Tutti hanno ben chiaro come una famiglia sia molto più della somma dei suoi membri: la famiglia è convivenza, cura dei figli, relazione tra i coniugi, sostegno e distribuzione delle risorse. La famiglia è cioè un microcosmo, aperto a tutti i talenti dell’umano, in cui la persona cresce grazie confrontandosi con obiettivi più alti e più importanti di quelli che un singolo è in grado di figurarsi da solo. E l’unità dei coniugi nel matrimonio non può affatto essere paragonata ad alcuna altra relazione umana.

Tutte le società umane diverse dalla famiglia vengono sempre del resto paragonate alla famiglia. Davanti a una comunità i cui membri dimostrano attenzione e premura gli uni verso gli altri, si sentono immancabilmente risuonare le parole «Siamo come una famiglia». Questo raffronto non sarebbe possibile se la famiglia non fosse una comunità speciale e unica. La famiglia sfida sempre direttamente i vizi e gli egoismi umani, è sempre la resilienza e il sacrificio in cui ogni persona si sublima. È quindi estremamente disonesto e ingiusto contrapporre un’amicizia di valore a una famiglia anche imperfetta, poiché non ha importanza la nostra opinione. Anche una famiglia che abbia problemi al proprio interno porta incommensurabilmente benefici maggiori ai propri componenti che non 3a relazione temporanea più bella e piacevole.

Dunque openDemocracy attira i giovani fornendo loro un’immagine di felicità immaginaria priva di obblighi, di crisi, di debiti e sì di scopi. Ma questo significa ingannarlo attraverso immagini arcobalenizzate che hanno ben poco in comune con la realtà.

Tags: famigliaGeorge SorosOpenDemocracy
Olga Kukhtenkova

Olga Kukhtenkova

Olga Kukhtenkova Ph.D. è la responsabile dell'edizione «iFamNews» in lingua russa. Allieva dell'Istituto Statale di Cultura di San Pietroburgo e dell'Accademia Cristiana Russa di Scienze Umanistiche, è co-fondatrice della casa editrice pro-life e pro-family Tropa nonché autrice di numerose pubblicazioni accademiche su etica cristiana, cavalleria e arti medievali. Autrice per la serie "Antropologia culturale quotidiana di una comunità cristiana" per Radio Maria di San Pietroburgo, è membro della ONG For Family Rights e madre di due figli, svolgendo anche ruolo attivo nel movimento russo dell'homeschooling.

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