I numeri della rivoluzione LGBT+ negli Stati Uniti

Un sondaggio Gallup mostra che il 7,1% della popolazione si proclama gay, lesbica, bisessuale o transgender: il doppio di dieci anni fa

Puzzle arcobaleno

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Oltreoceano è l’identità di genere il motore della rivoluzione antropologica. Un sondaggio dell’istituo di rilevazione Gallup afferma che ormai il 7,1% della popolazione degli Stati Uniti d’America si proclama gay, lesbica, bisessuale o transgender, una percentuale nell’arco di dieci anni è raddoppiata. L’86,3% dei 12mila intervistati si definisce eterosessuale, mentre il restante 6,6% non risponde.

Come era prevedibile, tra i giovani l’identificazione con una qualunque categoria LGBT+ è ben più marcata: il 21% dei ragazzi nati tra il 1997 e il 2003 rientra in questa casistica. Nel 2012 i giovani LGBT+ coprivano il 12% del totale degli intervistati. Un aumento che va compensare la flessione (dall’11% all’8%) degli LGBT+ più anziani, quelli nati prima del 1946 (ultrasessantacinquenni nel 2012, ultrasettantacinquenni nel 2022).

«Se questa tendenza all’interno della “Generazione Z”», cioè i nati tra il 1997 e il 2003, «dovesse continuare, la percentuale di adulti statunitensi di tale generazione che afferma di essere LGBT+ aumenterà ulteriormente una volta che tutti i membri della generazione raggiungeranno l’età adulta», afferma Gallup.

«Fluid», in tutti i sensi…

Nel mare magnum dell’universo LGBT+ sono le persone che si dichiarano bisessuali (57%) a fare la parte del leone: sono infatti il 4% dell’intera popolazione statunitense. Il 21% degli LGBT+ si identifica come gay, il 14% come lesbica, il 10% come transgender e il 4% con altre categorie. Tutti costoro non arrivano al 2% della popolazione totale.

C’è un dato che, tra gli altri, desta interesse più degli altri. Mentre nella «Generazione Z», nei millennial (ovvero i nati tra il 1981 e il 1996) e nella «Generazione X» (i nati tra il 1965 e il 1980) le persone che si dichiarano bisessuali prevalgono sulle altre categorie LGBT+, tra gli over 57 la percentuale di chi si definisce bisessuale è pressappoco la stessa delle altre categorie. Questo conferma il fatto che la connotazione prevalente fra gli under 40 è il definirsi «fluid» cioè indefiniti, insomma oscillanti in ogni risvolto dell’esistenza a partire da quello sessuale.

Il 15% della «Generazione Z» si dichiara bisessuale. La stessa percentuale scende al 6% tra i millennial e al 2% della «Generazione X». Il 6% delle donne si dichiara bisessuale contro il 2% degli uomini. Per converso il 2,5% degli uomini si identifica come gay e l’1,9% delle donne si identifica come lesbica.

Su base annuale la percentuale di adulti statunitensi che si proclamano LGBT+ è cresciuta più rapidamente che negli anni precedenti. Secondo Gallup, ciò è dovuto alle «crescenti protezioni legali contro le discriminazioni». Se i numeri rimarranno costanti, conclude l’istituto di ricerca, nel giro di pochi anni, gli LGBT+ supereranno il 10%.

La propaganda sta funzionando

I dati del sondaggio Gallup vengono ovviamente commentati con toni autocompiaciuti sul quotidiano britannico The Guardian. La giornalista Arwa Mahdawi confida: «Scalda le vene del mio cuore omosessuale vedere un aumento così sensibile di giovani che si sentono a proprio agio nell’essere se stessi». E aggiunge: «Ho fatto outing vent’anni fa, quando “gay”» era ancora un «insulto accettabile» e «se vedevi un personaggio LGBT+ in televisione al 99% si trattava di uno psicopatico o di un maniaco».

Ed è solo una conferma: l’ideologia gender non si accontenta di guadagnare spazi e di conquistare nuovi presunti “diritti”, ma punta a fare il maggior numero di proseliti.

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