Un disegno di legge attualmente in discussione nella Tweede Kamer, la Camera bassa del parlamento neerlandese, prevede la possibilità per i medici di base di prescrivere alle pazienti il farmaco necessario all’aborto farmacologico. La «kill pill», insomma.
Oggi una donna che si trovasse alle prese con una gravidanza cosiddetta “indesiderata” può rivolgersi a una delle cliniche abortive presenti nel Paese: se ne contavano 14 nel 2019, su 17,34 milioni di abitanti, e a quanto pare lavorano a pieno ritmo se ogni anno vengono effettuate 30mila cessazioni di gravidanza, il 31% delle quali proprio con la famigerata pillola RU486 o similare, che può essere prescritta entro le 9 settimane di vita del bambino nel grembo materno. Entro le 6 settimane, addirittura, si arriva a violare il linguaggio e definire l’aborto un «ciclo posticipato». Dopo 9 settimane, e fino alle 21 settimane e 5 giorni, le donne neerlandesi, ma anche quelle che provengono da altri Paesi, debbono invece rivolgersi a una clinica.
Se il disegno di legge procederà nel verso indicato e diventerà norma effettiva dello Stato, basterà quindi rivolgersi al proprio medico di base per vedersi prescritta la pillola abortiva e poter quindi abortire da sole, in casa.
I partiti che promuovono la legge
Il testo è stato presentato dai due partiti di centrosinistra Partij van de Arbeid(PvdA), il partito socialdemocratico neerlandese, e Groenlinks, i verdi, e ha l’appoggio della coalizione liberale di Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (VVD) e Democraten 66 (D66). PvdA e Groenlinks, insieme, detengono 75 seggi alla Camera dei deputati. Il Partij voor de Dieren, (PvdD), cioè il partito degli animalisti, ugualmente favorevole, ne occupa altri 6 e Volt Europa, anch’esso d’accordo, ne detiene 3. In base al nuovo accordo di coalizione i singoli parlamentari, in ogni caso, su tale disegno di legge hanno facoltà di decidere autonomamente se votare a favore o contro, indipendentemente dalla posizione del partito.
Le opinioni
«Uno dei vantaggi è che presto le donne avranno più scelta. Possono ancora andare in una clinica, ma anche dal proprio medico di famiglia», afferma entusiasta Ellen Giepmans, direttrice della Fondazione Fiom, specializzata in “gravidanze indesiderate”, commentando il testo proposto. «Più della metà delle donne che sono rimaste incinte senza volerlo si presentano già al proprio medico di famiglia nel momento in cui scoprono la gravidanza, quindi quella via è già aperta».
Il Dutch College of General Practitioners (NHG), l’associazione professionale dei medici di base, è aperto alla novità, a condizione che i medici generici possano decidere da soli se dispensare la pillola abortiva in studio, «[…] sulla base, ad esempio, di obiezioni pratiche o pressioni sul lavoro», senza fare cenno, a quanto pare, all’obiezione di coscienza.
«Positivamente critica» l’Associazione neerlandese dei medici abortivi (NGvA), nelle parole della presidentessa Monique Opheij. «Non sappiamo quanti medici di base forniranno questo tipo di assistenza. Per noi è importante che resti ferma la qualità, qualora anche i medici di famiglia fornissero questa assistenza per l’aborto. […] Nel nostro caso si può dire preventivamente che siamo neutrali, perché questo è il nostro lavoro quotidiano. Purtroppo, nella nostra pratica vediamo anche che i medici di base a volte interrompono o ritardano un processo». La preoccupazione, quindi, è che i medici di famiglia non prescrivano la RU486, evitando così facendo, forse, un aborto.
L’abolizione del periodo di riflessione
Un secondo disegno di legge in discussione nella Camera dei deputati neerlandese vede l’appoggio di D66, VVD, PvdA e GroenLinks. È la proposta di abolizione del periodo di riflessione per le madri che desiderino abortire: 5 giorni per pensare e per decidere, dopo avere richiesto di mettere fine alla gravidanza, se davvero vogliono che il bambino che portano in grembo sia ucciso. Se il parlamento si esprimerà favorevolmente, questi 5 miseri giorni saranno aboliti. Et voilà, il cerchio si chiude.