Last updated on Ottobre 6th, 2020 at 02:11 am
«Abbiamo vinto le elezioni e avevamo il diritto» di nominare il giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema federale. Nel corso del primo faccia a faccia elettorale in diretta televisiva tra Donald J. Trump e lo sfidante del Partito Democratico, Joe Biden, svoltosi a Cleveland, in Ohio, martedì 29 settembre, il presidente degli Stati Uniti d’America ha rivendicato la nomina del giudice cattolico nel tribunale supremo del Paese. «Sarà un giudice incredibile», ha rimarcato Trump.
Gli insulti
Di incredibile, per ora, c’è però stata solo la baruffa alzata dai “Dem” e dalla stampa progressista di mezzo mondo per screditare la Barrett. Ciò che la rende infatti indigesta alla Sinistra non è tanto la forma (la nomina è avvenuta poco prima dell’Election Day) quanto la sostanza, ossia il fatto che la Barrett sia cattolica, madre di sette figli e un baluardo a difesa dei princìpi non negoziabili.
Sulla stampa internazionale, infatti, nei giorni scorsi è stato un florilegio di epiteti tesi a darne un’immagine negativa: «cattolica fondamentalista», «fanatica anti-abortista», «madre di sette figli» come a voler sottolineare che l’apertura alla vita rappresenti una condizione da stigmatizzare, praticamente di subalternità della donna rispetto all’uomo. Il fuoco di fila ha raggiunto anche vette paradossali. Il direttore del Center for Antiracist Research (CAR) della Boston University, Ibram X. Kendi, definito dal periodico Time una delle persone più influenti del 2020, ha insinuato, sotto un tweet che mostra la sorella della Barrett con in braccio due bambini neri, che «alcuni colonialisti bianchi» adotterebbero bambini neri con l’intento di «civilizzarli», dal momento che li considerano «selvaggi», e di usarli «come oggetti di scena» con cui farsi fotografare. Kendi ha poi precisato che «il punto non è se la Barrett» faccia parte di questa categoria di «colonialisti bianchi». Ma, nonostante la specifica, è montata l’indignazione di tanti utenti che hanno invocato il licenziamento del direttore del CAR. Per inciso: due figli della Barrett sono adottivi e neri, originari di Haiti.
L’affondo del senatore Dem
La campagna contro la Barrett, si diceva, non si limita però soltanto alla lapidazione mediatica. I “Dem” stanno provando a delegittimare il nuovo giudice, che sposta ulteriormente l’ago della bilancia della Corte Suprema in favore del fronte conservatore, portando il rapporto con i giudici progressisti a 6 a 3.
Eloquenti le dichiarazioni del senatore Richard Blumenthal, il quale ha affermato che non considererà legittima la candidata indicata da Trump: «Se il giudice Barrett fosse confermato il baricentro verrebbe spostato all’estrema destra e sarebbe così per decenni; anzi, per le generazioni a venire». In una serie di accuse su Twitter, Blumenthal ha peraltro detto di combattere per quelle donne che «vogliono solo essere in grado di decidere quando e come avere una famiglia». Critica molto curiosa: un giudice della Corte Suprema statunitense ha forse l’autorità per poter stabilire quando e come le donne devono formare una famiglia?
La minaccia di Biden
Il coro che si alza dalle file dei Democratici è unanime: la nomina della Barrett metterebbe a repentaglio il diritto all’assistenza sanitaria per milioni di cittadini statunitensi. Ne è dell’avviso Nancy Pelosi, presidente della Camera dei deputati, la quale ha affermato che la «fretta» con cui Trump sta operando questa scelta va interpretata come il tentativo di «invalidare» l’«Obamacare», ovvero la riforma dell’assistenza sanitaria varata dal presidente Barack Obama nel 2010.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il candidato Democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, che ha fatto appello ai senatori Repubblicani per chiedere loro di non ratificare la nomina: «So di avere un grande rispetto per un certo numero di miei colleghi Repubblicani, i miei ex colleghi Repubblicani, e spero che faranno la cosa giusta», le parole di Biden. Del resto Biden ha assicurato che, qualora venisse eletto presidente, revocherà la candidatura della Barrett. Intanto il Repubblicano Lindsey Graham, presidente del Senate Committee on the Judiciary, normalmente indicato come «Senate Judiciary Committee», ovvero l’organismo bipartisan incaricato di vagliare la candidatura della Barrett per poi rimetterla con parere favorevole, contrario o neutro al voto finale del Senato che si esprimerà a maggioranza, ha fissato l’inizio delle udienze al 12 ottobre. Quel giorno si vedrà qual è «la cosa giusta» per la maggioranza dei senatori americani.