Last updated on aprile 10th, 2020 at 07:13 am
Bambini sì, bambini no, bambini forse. Il dibattito sull’opportunità di concedere ai più piccoli di fare una passeggiata all’aperto accompagnati da un genitore sembra avvitarsi su sé stesso senza soluzione di continuità. Dopo tre settimane di quarantena, qualche voce si è levata in loro favore. Ai cani è concesso di uscire («per le esigenze fisiologiche», si precisa nel decreto governativo), perché non dare possibilità di respirare un po’ d’aria anche ai bambini? Così il Viminale ha deciso di intervenire con una circolare il 31 marzo, poi precisata l’1 e, ancora, il 2 aprile. Resta tuttavia qualche dubbio. Ma soprattutto, restano le polemiche. Diversi presidenti di Regione si sono opposti al testo del ministero dell’Interno, mantenendo ordinanze che non consentono le uscite con i bambini. Il dibattito ha inevitabilmente investito il mondo dei pediatri, dei sociologi, degli educatori, nonché la società civile, spaccata tra pro e contro. “iFamNews” ne parla con Daniele Novara, pedagogista, scrittore, docente al Master in Formazione Interculturale dell’Università Cattolica di Milano e direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
Dott. Novara, che idea si è fatto di questa polemica?
Che sia grottesca. La normativa è molto chiara: il bambino può fare un giro intorno all’isolato, con un solo genitore, senza giocattoli, e non può aggregarsi ad altri bambini. Non vedo cosa ci sia da dover spiegare ancora.
Meno chiara, tuttavia, è stata la comunicazione da parte del governo. Circolari, precisazioni, dichiarazioni non sono apparse univoche…
Sono d’accordo. Forse avrei evitato questo fiume di commenti, come se si fosse al bar, che rischia di alimentare gli equivoci. Una volta fatta la normativa, punto.
Ma in alcune Regioni restano in vigore ordinanze che non concedono ai bambini nemmeno la passeggiata nei pressi della propria abitazione…
È un vero peccato. Ma allo stesso tempo non mi stupiscono, perché l’attenzione degli italiani per i bambini è davvero bassa. Noi pedagogisti non veniamo mai interpellati.
Concedere ai genitori di uscire con i figli potrebbe però provocare assembramenti, se si uscisse tutti insieme. La scelta di alcuni presidenti regionali è motivata da prudenza…
E per i proprietari dei cani la prudenza non vale? Le vediamo, affacciandoci dalle finestre, le aggregazioni che si creano nei giardini pubblici tra persone che portano gli animali a passeggio. Con tutto l’affetto, ma i cani non ci garantiscono alcun futuro. I bambini invece sì. Sarebbe il caso che ci si occupasse di loro. È un’assurdità lasciarli chiusi in casa per settimane.
Anche nella società civile sono in tanti a non gradire la presenza di genitori che passeggiano con i figli nelle strade. In Spagna si registra il caso estremo degli insulti ai bambini autistici…
È una questione di rispetto, che spesso purtroppo manca. Oltre alla disabilità, c’è anche la povertà. Non tutti i bambini hanno giardini o ampi terrazzi in cui poter giocare. Ci sono bambini che vivono in case piccole, talvolta in seminterrati. Pensiamo anche a loro.
Quali sono le privazioni maggiori per un bambino segregato in casa?
Partiamo dal presupposto che il bambino, a differenza dell’adolescente, si adegua. Però poi ne paga le conseguenze. È in una fase di sviluppo molto delicata, rimanere chiuso in casa lo priva della luce solare, della vitamina D. Inoltre non sottovalutiamo i danni sul piano neuromotorio: i più piccoli hanno bisogno di sgranchirsi le gambe, di correre in luoghi che non siano chiusi. E poi è anche una questione sensoriale, è importante poter girare la vista in uno spazio ampio, aperto.
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