Thibon, cantore della vera famiglia

A 20 anni dalla scomparsa riscopriamo un vero maestro

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Last updated on aprile 6th, 2021 at 05:28 am

Soprannominato «filosofo-contadino», Gustave Thibon (1903-2001), francese, è uno dei grandi maestri del secolo XX, tanto importante quanto misconosciuto, oramai quasi completamente dimenticato.

Del suo pensiero poliedrico e ricco, un tratto caratteristico è quello che riflette su quelle che egli chiama «comunità di destino», definite come un gruppo di «due o più uomini» che «condividono spiritualmente o materialmente la stessa esistenza, […] sottomessi agli stessi rischi o perseguono gli stessi fini». Esempio tipico ne è la famiglia.

In più punti della sua sterminata produzione aforismatica Thibon si sofferma sull’amore tra uomo e donna come base del legame matrimoniale, tra l’altro affermando: «Sacrificarsi a una creatura, amarla nonostante il suo nulla, a motivo del suo nulla, amarla di un amore più forte e più puro del desiderio di felicità, è possibile solo se l’amore umano si coniuga e si amalgama all’amore eterno».

Per Thibon, infatti, le creature formano un insieme armonioso con la propria diversità: appunto una comunità di destino, dove nessuno vive per se stesso. «Non potrei amarti», scrive con il realismo lirico del poeta della vita, «se tu non avessi quelle qualità, ma queste qualità non le amerei così se non fossero le tue. Ti amo perché mi dai questo e amo questo perché tu me lo dai».

E ancora: «Non amo che te. Ma amo ogni cosa in te e ti amo in ogni cosa. Tu non sei l’essere che usurpa e mi vela il mondo, tu sei il legame che mi unisce al mondo. L’amore integrale esclude l’amore esclusivo: ti amo troppo per non amare che te».

A venti anni dalla morte di Thibon, avvenuta il 19 gennaio 2001, è forse il momento di tornare a piegarsi di fronte a queste provocazioni strazianti su amore e famiglia. Perché non ne siamo più capaci, non abbiamo più orecchie per esse, non ne abbiamo più neppure lo stomaco. Infatti si vede cosa abbiamo costruito al loro posto.

Testimonianze e ricordi su “Il corriere del Sud”

Pillole biografiche

Gustave Thibon muore il 19 gennaio 2001, a Saint-Marcel-d’Ardèche, nel Midi di Francia, dove era nato il 2 settembre del 1903, lasciando tre figli e nipoti. Filosofo che ha percorso tutto il secolo XX, è stato definito “il filosofo-contadino”. Dopo aver trascorso un’adolescenza agnostica e attraversato molti Paesi europei fino all’Africa settentrionale, torna nella casa di campagna di famiglia all’età di ventitré anni, segnato dagli orrori della Grande Guerra. Si riconcilia con la fede cattolica grazie ad alcune letture (Léon Bloy, 1846-1917) e importanti incontri (madre Marie-Thérèse del Carmelo di Avignone, Jacques Maritain [1882-1973], il padre domenicano Joseph-Marie Perrin [1905-2002]). Nel 1938 sposa Paulette Gleize, che muore dando alla luce la figlia, Marie-Therese. Due anni dopo sposa Yvette Roudil, che gli dà due figli: Geneviève e Jean Pierre. Nel 1939 pubblica Diagnosi con cui si fa conoscere al grande pubblico. Nel 1941 ospita Simone Weil (1909-1943), perseguitata perché ebrea: ne scaturisce un’amicizia grande. Quando la Weil riesce finalmente a lasciare la Francia clandestinamente consegna i propri quaderni a Thibon, che li fa pubblicare scoprendo un talento. Decisi anche i sodalizi culturali con i filosofi cattolici Gabriel Marcel (1889-1973), francese, e Marcel de Corte, belga (1905-1994).


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