Last updated on Gennaio 29th, 2021 at 07:16 am
Grazie presidente Trump. Grazie per quello che ha fatto, per quello che è stato, per le bandiere che ha issato. Grazie per averci dato la possibilità di non deprimerci, di non mollare, di non credere che la nostra battaglia per la vita umana, per la famiglia naturale e per le autentiche libertà della persona fosse irrimediabilmente perduta.
Dei suoi errori, e ce ne sono stati, non parliamo. Ne parlano infatti già troppo gli altri, quelli che tacciono, volutamente, tutto il resto.
Per elencare quanto di positivo Lei e l’Amministrazione da Lei guidata avete fatto in quattro anni indimenticabili di governo ci vorrebbe un libro: un libro che producesse la lista dei provvedimenti e delle leggi, che spiegasse il perché e il come, che spiegasse l’opposizione di chi ha cercato di travolgere il bene che Lei e la sua Amministrazione avete compiuto, che spiegasse il significato profondo dello scontro in atto.
Non ne abbiamo lo spazio. Ci limitiamo allora ancora una volta a ricordare l’elenco lungo, corposo di suoi provvedimenti, di sue iniziative e di sue leggi stilato dal Family Research Council. Ci limitiamo a ricordare le tre nomine straordinarie che Lei ha voluto effettuare alla Corte Suprema federale americana. Ci limitiamo a ricordare il suo straordinario discorso del 6 giugno 2017 a Varsavia. Ci limitiamo a ricordare la sua partecipazione alla Marcia per la vita di Washington del 2020. Ci limitiamo a ricordare il suo discorso per il Mercoledì delle Ceneri del 2020. Ci limitiamo a ricordare l’albero di Natale che Lei ha voluto riaccendere in un giorno in cui il mondo intero si ferma (compresi i non credenti). Ci limitiamo a ricordare il suo straordinario proclama in onore di san Tommaso Beckett. Ci limitiamo a ricordare l’ultimo appello in extremis, a tempo scaduto, con cui il suo governo ha voluto ancora una volta strappare qualche migliaio di vite umane al macello. Ci limitiamo a ricordare la proclamazione, da Lei fatta, del 15 gennaio come Giornata della libertà religiosa, della settimana della libertà di educazione il 17 e il giorno seguente della Giornata della sacralità della vita umana, giusto per chiudere in bellezza. La storia ci scuserà se abbiamo ricordato qualche briciola.
Oggi ci limitiamo dunque a questo, ma ci sarà tempo per ricordare tutto il bene che Lei ha fatto al suo Paese e, per imitazione, contagio ed estensione, al mondo intero. Certo, il guaio degli uomini è che hanno la memoria corta e l’ingratitudine invece lunga. Ma non tema: ci sarà modo e tempo, e alla fine c’è sempre una giustizia.
Non siamo dei nostalgici, perché Lei, come Ronald Reagan (1911-2004) prima di Lei, ci ha insegnato non l’ottimismo degli sciocchi, ma l’allegria guascona e combattente dell’uomo che si getta nella mischia per una causa giusta e già vinta sin dal principio con un atteggiamento che mi ricorda un aforisma del pensatore contro-rivoluzionario colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913-1994): «Dobbiamo vivere la militanza cristiana con buon umore di guerrigliero, non con tetraggine di guarnigione assediata».
Non siamo degli acritici suoi adoratori. Né, come molti stupidi ci rinfacciano, dei “filoamericani” a prescindere. Crediamo solo di essere ancora gente che, per istinto, anzi, per natura, fiuta al volo il bene senza mai confonderlo con il male. Ci sarà ancora molto da dire di Lei. Per il momento voglia gradire il nostro sincero, sentito, caloroso, deciso grazie!
Image source: Donald Trump at CPAC 2011 in Washington, D.C., photo by Gage Skidmore from Flickr, licensed by CC BY-SA 2.0
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