Last updated on aprile 27th, 2020 at 03:34 am
Non solo i Paesi Bassi stanno pensando di autorizzare la “pillola della morte”, adesso la Corte Suprema del Paese dà il via libera all’eutanasia per i malati di Alzheimer: basta che gli interessati abbiano dato parere favorevole almeno una volta nella vita. Non conta, cioè, se successivamente, e magari persino molte altre volte, abbiano dichiarato di voler morire naturalmente.
Tutto risale al 2016 e poi al processo dello scorso anno, quando la Procura Generale chiese una condanna esemplare per il medico che aveva eseguito l’eutanasia su un paziente affetto da demenza avanzata. Era la prima volta che veniva processato un dottore. La paziente, una donna di 74 anni, quando ancora era lucida, dichiarò che non avrebbe voluto finire in una casa di cura, optando quindi per l’eutanasia al “momento giusto”. Quale fosse peraltro il “momento giusto” lo avrebbe ovviamente deciso lei. In altre occasioni la donna aveva pure indicato di non voler morire, ma alla fine il dottore aveva eseguito l’eutanasia «dopo consulto serrato con la famiglia».
Il Pubblico ministero non dubitava affatto delle buone intenzioni del dottore: riteneva, però, che «[…] avrebbe dovuto avere conversazioni più espliciti con quella paziente affetta da demenza». L’anno scorso il medico è stato assolto, ma appunto la Procura Generale ha deciso di appellarsi alla Corte Suprema per un definitivo chiarimento, nella speranza di una conferma esemplare del divieto di uccidere i pazienti affetti da Alzheimer.
Diversamente da ogni previsione logica e giuridica, la Corte Suprema ha invece dato ragione, attraverso iperboli giuridiche e illogicità inquietanti, alle ragioni del dottore e dei promotori dell’eutanasia per tutti, sia che le persone la vogliano sia che la rifiutino. Un ribaltamento totale, cioè, delle ragioni della precauzione: davanti ad affermazioni contraddittorie da parte del paziente, si decide per la morte.
Così, grazie alla sentenza di martedì 21 aprile, nei Paesi Bassi un medico può praticare l’eutanasia a un paziente non più in grado d’intendere e di volere, dunque incapace di confermare quanto in precedenza richiesto. In caso di sofferenza irrimediabile e insopportabile, la Corte stabilisce insomma che «un medico può dare seguito alla richiesta di eutanasia avanzata da persone con demenza avanzata».
È la «soluzione finale» per liberarsi dei vecchi; e, visto che nei Paesi Bassi l’80% dei morti sinora causati dal CoViD-19 aveva più di 70 anni, e che nel vicino Belgio il 49% del numero totale dei decessi causati dal morbo erano anziani, per gli ospiti delle case di cura sopravvissuti c’è disponibile l’eutanasia. La chiamano civiltà.