Last updated on aprile 28th, 2021 at 02:33 am
L’Unione Europea (UE) esiste per tenere assieme i popoli d’Europa in pace e in armonia, giacché vivere in pace e in armonia è evidentemente assai migliore che vivere in conflitto e in guerra. E allora perché la UE si accanisce con hate speech e politiche altamente divisive quali sono tutte le misure che essa cerca a forza di cacciare in gola a milioni di cittadini europei onde promuovere, nella maniera più smaccata e offensiva possibile, l’ideologia LGBT+?
Ieri, giovedì 11 marzo, Bruxelles ha approvato, a stragrande maggioranza, una proposta presentata il giorno prima, mercoledì 10. In risposta alle «zone esenti da LGBTIQ» in Polonia – così recita la pantomima –, gli eurodeputati hanno cioè chiesto che l’intera UE diventi «zona di libertà LGBTIQ». 492 sono stati i voti favorevoli, 141 quelli contrari e 46 astensioni.
È una pagliacciata evidente, ma, cosa ancora più grave, si regge su un falso. La Polonia, infatti, non si è mai sognata di stabilire «zone esenti da LGBTIQ». In Polonia non sono state istituite liste di proscrizione per persone omosessuali, non è mai stata scatenata la caccia al trans con cani poliziotto e agenti in tenuta antisommossa, non sono mai stati allestiti treni più o meno piombati per deportare chi non “si sentisse” binario. Mai. Mai e poi mai.
In Polonia si è piuttosto proceduto a decretare alcune «zone libere dall’ideologia LGBT+». La differenza è enorme. Non sono state cacciate o tenute fuori da recinti di filo spinato delle persone: si è voluto, con gesto evidentemente dimostrativo, vietare che un falso scientifico e storico quale è l’ideologia LGBT+ – falso scientifico e storico come lo sono sempre tutte le ideologie – potesse venire imposto socialmente e culturalmente per vero. Le persone meritano infatti tutta la comprensione e tutta la carità possibili, il dialogo, la conciliazione, la mano tesa. Le ideologie invece no, perché il male è la negazione del bene e solo il bene è sostanza. Quindi il male-nulla è l’unico personaggio che non ha mai diritto di cittadinanza. E, lo ripeto, le ideologie sono male-nulla, tutte, sempre, ivi compresa – come potrebbe essere altrimenti? – l’ideologia LGBT+.
Dichiarare alcune «zone libere dall’ideologia LGBT+» significa infatti non falsificare, non mistificare, non mentire. Vuol dire affermare che esistano il bene-sostanza e il male-nulla, il giusto diverso dallo sbagliato. Significa impedire che i bambini vengano indottrinati sin da piccolissimi con misure perverse che rasentano la pedofilia spacciate per corsi “illumina(n)ti”, significa impedire la bugia del “matrimonio” gay, significa fermare la piaga dell’«utero in affitto», significa non confondere le acque. Proprio come invece fa chi, mentendo, dice che la Polonia avrebbe varato «zone esenti da LGBTIQ» operando l’ennesima reductio ad Hitlerum di chi ancora non si è appiattito sul transgenderismo dilagante.
Se però il voto dell’europarlamento di ieri si regge su un falso, è del tutto falsante anche l’idea di voler fare dall’area UE il contrario. Combattere una bugia con una bugia significa soltanto moltiplicare le bugie. L’europarlamento, cioè, non ha ieri votato una misura a protezione di cittadini europei vittime di discriminazioni, soprusi o violenze perché LGBT+, quanto per trasformare l’area UE in una «zona di ideologia LGBT+».
Mi raccomando, non confondiamo mai l’Europa con l’Unione Europea. Ogni volta che lo facciamo, la prima si rivolta nella tomba in cui l’ha sepolta la seconda. Sappia, infatti, chiunque viva o metta piede nell’area UE che da ieri la zona è presidiata dall’ideologia LGBT, cioè dalla mistificazione e dalla menzogna a danno di tutti i suoi cittadini, gender-fluid o binari che siano. Menomale che il voto di ieri appartiene al genere delle «risoluzioni non legislative». Altrimenti avrei fatto subito richiesta di cittadinanza extra-UE onde non cadere vittima dell’hate speech cronico con cui Bruxelles cerca di colpirmi e di indottrinarmi.
Image source: Helsinki Central Library Oodi flying European Union flag and two Pride flags 12th September 2020, photo by Josefiina Alanen from Wikimedia Commons, self-published work, licensed by CC-BY-SA-4.0
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