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Il profitto garantisce il diritto alla vita

Dire “prima la salute, poi l’economia” è un sofisma che rende impotenti

Marco Respinti di Marco Respinti
16/04/2020
in Editoriali
212
Reading Time: 3 mins read
0

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Last updated on aprile 17th, 2020 at 04:30 am

È sicuramente un segno di stupidità quello di contrapporre la salute personale e pubblica alla forza economica personale e pubblica. Una persona priva dei mezzi per sostentarsi e per difendersi è come un Paese privo dei mezzi per sostentarsi e per difendersi: è debole, non sa resistere, cade facilmente vittima dei predatori.

Un padre di famiglia ha la responsabilità dei propri cari esattamente come il capo di un Paese. Che padre sarebbe quello che non si preoccupasse del sostentamento dei propri figli? Che capo di governo sarebbe quello che non provvedesse alle necessità dei cittadini che gli sono affidati? Tanto l’uno quanto l’altro hanno il dovere di assicurare non solo il sostentamento minimo, ma addirittura il benessere e un’aspettativa di vita la migliore possibile. Di sostentamento minimo, infatti, una persona può scegliere di vivere per vocazione: un eremita, un anacoreta, persino un recluso laico. Un padre di famiglia, invece, è tenuto a preoccuparsi che la propria famiglia possa avere non solo lo stretto necessario per sopravvivere, bensì anche quel minimo di agiatezza che favorisce per esempio la speculazione, ovvero che eleva la persona dalla mera soddisfazione degl’istinti basici verso una dimensione non materiale. E l’aspettativa di vita di più ampio raggio che un padre di famiglia cerca di provvedere ai propri figli è un investimento di fiducia nel futuro, affinché i suoi figli ne diventino protagonisti e vivano con pienezza di senso e in prima persona. In una parola, la prosperità economica è indispensabile al concetto stesso di famiglia, del resto “economia” significa “regola della casa”, quella che assicura l’ordine.

Un capo di Stato ha la medesima prospettiva. Ed entrambi, padre di famiglia e capo di un Paese, svolgono una funzione sussidiaria: il padre di famiglia sovviene alle necessità dei figli (ma anche semmai della moglie e di altri parenti a suo carico) finché questi non sono in grado di provvedere da sé, ma soprattutto li educa a comprendere che l’uomo è autenticamente libero quando è pienamente responsabile per sé e per le persone che sono affidate alle sue cure, imparando a vivere da protagonista e preparandosi a essere padre a propria volta, ovvero a educare alla responsabilità. Parimenti, il capo di un governo fa il bene dei cittadini che amministri permettendo quanto più possibile che essi facciano da sé per provvedere alla propria persona e alle proprie famiglie, dunque solo in questo modo alla cosa pubblica. Per questo la famiglia è la cellulare fondamentale di ogni società.

Occuparsi cioè dell’aspetto economico, addirittura del profitto, è una necessità essenziale della famiglia e della società. Pretendere, con buonismo affettato, di separare l’una cosa dall’altra è assurdo.

In tempi di coronavirus la iattura della «decrescita felice» e dello «sviluppo sostenibile» vengono declinati secondo il sofisma “prima la salute, poi l’economia”. Un errore clamoroso. Le ragioni economiche e le ragioni umanitarie sono infatti la medesima cosa. Se una persona non può acquistare medicinali, non può sottoporsi a visite specialistiche costose, non può pagare le tasse che gli garantiscono certe cure, quella persona soccombe. Ha quindi bisogno di fare profitto, ha bisogno di uno Stato che non lo derubi, ha bisogno di muoversi in un regime di concorrenza piena dove può scegliere la qualità migliore al miglior prezzo.

Si sente oggi spesso ripetere che l’economia dovrebbe mettersi in coda rispetto alla salute: che le aziende e le industrie possono attendere, che i negozi debbono aspettare dietro. Ma anche un cieco vede che l’affermazione è contraddittoria.

È vero invece il contrario. La libertà economica è la migliore difesa della famiglia, il diritto alla vita viene garantito al meglio dalla libertà economica. Tutti conosciamo l’ingente quantità di denaro che la lobby mondiale contro la famiglia e contro la vita impiega per le proprie battaglie, spesso vincendo per mole. E tutti sappiamo quanta fatica faccia invece il mondo che difende la famiglia naturale e il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, non perché manchino le volontà o gli eroi, ma perché non ha denaro a sufficienza per difendere concretamente la famiglia e la vita. Il profitto è un’arma di difesa. Chi dice il contrario mente.

Tags: decrescita felicemercatopovertàprofittosviluppo sostenibile
Marco Respinti

Marco Respinti

Marco Respinti è stato il direttore di International Family News fino alla fine del 2022.Italiano, è giornalista professionista, membro dell’International Federation of Journalists (IFJ), saggista, traduttore e conferenziere. Ha collaborato e collabora con diversi quotidiani e periodici, sia in versione cartacea sia online, in Italia e all’estero. Autore di libri, ha tradotto e/o curato opere di, fra gli altri, Edmund Burke, Charles Dickens, T.S. Eliot, Russell Kirk, J.R.R. Tolkien, Régine Pernoud e Gustave Thibon. Senior Fellow al Russell Kirk Center for Cultural Renewal (Mecosta, Michigan), è anche socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo del Center for European Renewal (L’Aia, Paesi Bassi). Membro del Comitato editoriale del periodico The European Conservative e del Consiglio Consultivo della European Federation for Freedom of Belief, è direttore responsabile del periodico accademico The Journal of CESNUR e, sul web, di Bitter Winter: A Magazine on Religious Liberty and Human Rights.

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