E se uno studio stroncasse il «Green Pass»?

Secondo esperti spagnoli potrebbe essere persino controproducente. Attendiamo smentita. O conferma

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Last updated on Dicembre 19th, 2021 at 05:42 am

«L’uso esteso del Green Pass ha consentito all’Italia di reggere l’urto dell’ultima ondata di CoViD-19». Governo e buona parte di media e opinionisti da talk show, ripetono incessantemente affermazioni come questa. Il “certificato verde” che condiziona la libertà dei cittadini si sarebbe insomma rivelato uno strumento oltremodo prezioso, simbolo di un “modello Italia” di lotta alla pandemia che brillerebbe per efficienza. Ma è davvero così?

Misura politica o sanitaria?

Per i detrattori del «Green Pass» ovviamente no. Per loro è infatti una misura politica, non sanitaria, e la sua finalità, surrettizia, sarebbe non tanto quella di garantire luoghi “CoViD-free”, dal momento che anche i vaccinati possono contagiare e in misura minore contagiarsi, bensì limitare le attività sociali dei non vaccinati per persuaderli a cambiare idea. Insomma un deterrente.

Italia e Spagna a confronto

Su questi temi dire che il dibattito è acceso è un eufemismo. Quelli che contano, però, sono sempre solo i fatti e qualche fatto utile per la valutazione arriva dalla Spagna, Paese che non ha subordinato l’accesso a determinati luoghi chiusi all’obbligo di esibire un «Green Pass». Ebbene, la Spagna vanta un tasso di vaccinati migliore di quello dell’Italia. Non solo, come si evince dall’aggiornamento settimanale del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, Spagna e Italia condividono una situazione epidemiologica più rassicurante rispetto a quella di altri Paesi.

Messaggio pericoloso

Ora, sempre dalla Spagna arriva un’indagine che dimostrerebbe come il «Green Pass» non inciderebbe affatto sulla riduzione dei contagi. Ne dà notizia il quotidiano britannico The Telegraph, riprendendo un rapporto interno citato dallo spagnolo El País: gli esperti di un Comitato interregionale spagnolo di studio sul CoViD-19 hanno concluso che certificati come il «Green Pass» italiano e simili non soltanto sono inefficaci, ma potrebbero persino lanciare un messaggio pericoloso e falso di segno contrario: ovvero che chi è vaccinato non diffonde il virus. «Nei Paesi europei in cui viene utilizzato» il Green Pass, si legge nel rapporto, «i casi stanno aumentando in modo significativo» e, spesso, «i livelli di vaccinazione di quei Paesi è di molto inferiore a quello della Spagna».

Studio britannico

Dalla Spagna il medesimo fatto arriva nel Regno Unito. Nelle scorse settimane, infatti, Oltremanica è trapelata una ricerca condotta dal Dipartimento per il digitale, la cultura, i media e lo sport del Governo che stronca ancora l’efficacia del «Green Pass». Questo perché, secondo gli esperti britannici, la “certificazione verde” spingerebbe le persone a chiudersi in luoghi scarsamente ventilati, dove è più facile la trasmissione del virus, anziché prediligere la frequentazione di luoghi all’aperto.

Lo studio mette a fuoco anche un secondo aspetto della questione, di carattere economico: il «Green Pass» fa perdere alle attività commerciali il potenziale di clienti non vaccinati e inoltre le costringe ad assumere altro personale per effettuare i controlli, con ulteriori aggravi di spesa. Gli studi in questione non hanno pretesa di completezza. Presentano però dei fatti. E i fatti vanno presi in considerazione, sempre.

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